Cézanne è si pittore straordinario, capace di anticipare le future correnti avanguardiste, ma anche artista di grande difficoltà; la sua poetica è, d’altronde, talmente ricca di sfaccettature che la sola critica d’arte risulta inadeguata a descriverla compiutamente. Nel crogiolo di esperienze filosofiche, scientifiche e letterarie che caratterizzarono gli ultimi anni del XIX secolo e i primi del XX secolo, la figura di Paul Cézanne è davvero imprescindibile; la progressiva riduzione geometrica della resa naturalistica diverrà, ad esempio, un paradigma fondamentale per la futura ricerca dei pittori cubisti. Proprio dove Monet, Manet, Renoir e gli altri impressionisti falliscono, cioè nel definitivo superamento del linguaggio naturalistico a vantaggio della poetica interiore tipica del Novecento, Cézanne costruisce il suo eccezionale linguaggio figurativo. Tuttavia, come detto, appare arduo comprendere il pittore di Aix en Provence senza ampliare lo spettro delle conoscenze anche ad altre discipline. Proprio a questo scopo la Facoltà di Lettere e Filosofia della Statale di Milano ha tenuto una importante serie di seminari, tra il 1998 e il 1999, in cui si sono approfonditi i legami esistenti tra la poetica cezanniana e le coeve esperienze culturali. Gli atti dei vari convegni sono stati raccolti in un volume pubblicato dalla Bocca Editore, curato da Antonello Negri, Elio Franzini e Giovanni Cianci.
Occorre subito dire che non si tratta di un testo di facile divulgazione bensì uno strumento di ricerca che diverrà basilare per i futuri studi di settore. Naturalmente moltissimi sono gli spunti che il volume propone poiché “Cézanne è stato quasi il paradigma simbolico di un sapere dell’immagine, capace di coglierne l’ambivalenza: l’immagine permette da un lato di approfondire il senso della visibilità e, dall’altro di afferrare gli spessori invisibili che tramano il nostro rapporto con il mondo”. (Cianci, Negri, Franzini). Partendo da queste basi intellettuali sono ben comprensibili gli approdi a personaggi come Gertrude Stein, Charles Baudelaire o Ernst Hemigway. Dunque un linguaggio “assoluto” capace di permeare vastissimi campi del sapere e che per riuscire a declinarlo completamente abbisogna di un approccio altrettanto globale. Eppure, forse proprio in questo risiede la grandezza di Cézanne, egli è in grado di esplorare questi nuovi orizzonti senza mai trascurare l’intimo rapporto con il mondo classico: “ a più riprese Leo (Stein) argomenta in favore del parallelo tra l’arte di Cézanne e quella rinascimentale, in particolare Michelangelo, individuando in entrambi dei grandi maestri del volume. La differenza tra un mela di Cézanne – scrive ancora Stein e un nudo di Michelangelo risiede principalmente nella complessità della organizzazione.” (C. Pomarè)
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Ardengo Soffici critico d’arte
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