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monografie Keith Haring a Pisa. Cronaca di un murales (ETS edizioni 2003)
Libri ed editoria
Cronaca di una settimana vissuta intensamente. All’ombra della torre pendente Haring si congeda dalla vita con un inno alla pace. Un libro ne ricorda a dieci anni di distanza i momenti più significativi. Celebrando la riscoperta a Pisa di un grande capolavoro…
di Paola Vitolo
14-20 giugno 1989. Nel cuore della Pisa storica prende corpo Tuttomondo. Un incontro casuale a New York ha portato Keith Haring in Italia, e una straordinaria convergenza di disponibilità ha reso possibile la realizzazione di una grande pittura murale sulla parete posteriore della chiesa di Sant’Antonio. 180 metri quadrati in un “posto perfetto”, (parole dell’artista), perché di fronte a due stazioni, degli autobus e del treno. In questo modo centinaia di persone ogni giorno lo avrebbero visto. E, si sa, per Haring, graffitaro per vocazione, l’arte è un dono, fruibile liberamente, non mercificabile.
Sua ultima opera pubblica, e la prima concepita come permanente, è da molti considerata un capolavoro dell’ambiente underground ma soprattutto un testamento spirituale. L’artista morì di Aids nel febbraio dell’anno successivo, a New York. Ma dalla sua malattia Haring leva un inno alla vita. Le trenta figure del murales si espandono in un movimento continuo. Le linee che ne enfatizzano i contorni le coinvolgono una nel moto dell’altra, in un esplodere di energia vitale che arriva a raggiungere gli spettatori: “Molti artisti hanno una comprensione del mondo che li tiene distanti da esso, ma solo alcuni di loro sono davvero speciali così da poter toccare le vite di altre persone e passarvi attraverso”. Così scriveva Haring sul suo modo di vivere l’arte e interpretando così anche quello che egli stesso riusciva a trasmettere.
Il libro delle edizioni pisane ETS, rievoca lo spirito di quei giorni in un testo veramente bello in cui parole ed immagini hanno pari spazio e dignità di testimonianza. Omar Calabrese ricostruisce l’ambiente culturale da cui muove l’artista americano, il significato della sua arte, le sue radici, il suo percorso. Roberta Cecchi rivive i momenti della realizzazione del murales, della capacità di Haring di catalizzare attorno a sé l’entusiasmo collettivo della città, soprattutto di ballerini e dj, che contribuirono a fare di quel “cantiere” una grande performance. Piergiorgio Castellani, il gancio tra Haring e Pisa, si affaccia dal suo ricordo commosso sul mondo interiore dell’artista, attraverso la lettura dei suoi diari. Le foto di Bardelli e Pitchen seguono le varie fasi di realizzazione di Tuttomondo. Dall’Haring pensoso che studia l’immensa parete, alla festa intorno al lavoro finito; dalla fase solitaria del disegno, a quella collettiva della colorazione; dalle performance estemporanee dei ballerini, agli “autografi figurativi”.
Il libro è uscito in un momento significativo di riscoperta del murales e del suo significato per la città. L’opera, fino a poco tempo fa parzialmente coperta da una stazione di autobus, torna ad avere il risalto che meritava, e una mostra recente ha celebrato quest’evento con la proiezione di un video e l’esposizione di foto.
Con Keith Haring Pisa si interroga sul significato della sua vocazione di centro culturale. Se l’arte è espressione della creatività umana, non è rimanendo arroccati nella sterile conservazione del passato, ma aprendosi al divenire e al cambiamento che ci si fa interpreti dell’esigenza sempre attuale dell’uomo di comunicazione.
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paola vitolo
Keith Haring a Pisa. Cronaca di un murales. Introduzione di Omar Calabrese, testi di Robertas Cecchi, Piergiorgio Castellani. foto a colori e in b/n di Antonio Bardelli e Cippi Pitschen. Testo in inglese tradotto da Elizabeth MacDonald. Edizioni ETS, 1 edizione febbraio 2003. Piazza Carrara, 16-19, I-56 126 Pisa ISBN 88-467-0635-8, pp. 82, 18 euro. Info@edizionets.com; www.edizioniets.com
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