La pubblicazione raccoglie gli atti del convegno di apertura del ciclo di celebrazioni per il sesto centenario della nascita di Masaccio. Il simposio è dedicato ad un’opera, Il Trittico di San Giovenale, e ad un anno, il 1422, che dischiudono gli occhi del mondo su una visione eccezionalmente nuova dell’arte.
Si tratta della prima opera nota di Masaccio, rinvenuta da Luciano Berti nel 1961 nella chiesetta di San Giovenale a Cascia, e la cui paternità è ancora oggi, nonostante l’evidenza, messa in discussione da parte di alcune frange della critica.
Il trittico rappresenta in modo paradigmatico il momento di coesistenza di due culture diverse, mettendo in evidenza il delicato passaggio tra la formazione gotica e l’irresistibile tensione verso la modernità . Masaccio – e se non lui solo un altro artista di pari genialità e a noi ancora ignoto – traccia, su queste tavole, una tappa fondamentale del passaggio dalla cultura trecentesca al Rinascimento. La transizione è leggibile nell’opera stessa da sinistra verso destra: sul fondo oro, inevitabile retaggio dell’iconografia gotica, dalle figure ancora in parte giottesche dei Santi Bartolomeo e Biagio, l’occhio corre ai volumi di San Giovenale e Sant’Antonio, che gravano di peso proprio sull’impiantito riempiendo gli indumenti con solide masse corporee. Da entrambi i lati linee, un tempo dorate, solcano il suolo convergendo verso la tavola centrale; qui la Vergine con il Bambino anticipa le composizioni della Sant’Anna Metterza e del Polittico di Pisa.
Le bellissime riproduzioni a colori, accompagnate da brani tratti dal testo di Luciano Berti, portano l’attenzione sugli aspetti più rilevanti dell’opera, evidenziando quelle caratteristiche che confermano la legittimità dell’attribuzione a Masaccio: la nudità monumentale e realistica ad un tempo del Bambino, la consapevolezza nella resa prospettica dello spazio, evidenziata dalle linee di fuga sull’impiantito. Altrove, l’ingrandimento dei particolari svela dettagli suggestivi quali la doppia vera che orna la mano sinistra della Vergine, “il primo monile in prospettiva della Rinascenza”, o gli intenti naturalistici nelle ciocche brizzolate della barba di San Biagio e le sfumature rosate nelle unghie dei piedi e delle mani.
Il volume si pregia di testi redatti da autorevoli specialisti che concorrono a restituire una visione unitaria dell’epoca che si apre nel 1422. Nell’ambito dei singoli interventi vengono indagate tutte le componenti della straordinaria temperie culturale sullo sfondo della quale Masaccio realizza la sua prima opera. Accanto agli interventi sugli aspetti legati più in generale alla società quattrocentesca (la religiosità , la lingua, i costumi, il territorio), si trovano i contributi di carattere più tecnico sulla “scoperta “ e sull’attribuzione dell’opera, i legami e le cesure rispetto alla tradizione iconografica del tempo, la prospettiva del trono, le aureole…
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