In concomitanza con la mostra Parmigianino e il Manierismo europeo, allestita nella Galleria Nazionale di Parma e in occasione del V centenario della nascita dell’artista, Vittorio Sgarbi propone una monografia ricca e preziosa, cercando di affrontare i temi chiave necessari per una lettura delle opere del giovane pittore.
Le tematiche poste in primo piano sono il rapporto dell’artista con il Correggio -nei confronti del quale compì delle scelte culturali e di vita del tutto antitetiche- senza trascurare l’alchimia e l’esperienza romana.
Nell’analisi dei vari dipinti Sgarbi si serve di continui raffronti con altri autori e critici di tutti i tempi (tra cui il Vasari). Lo scopo è quello di fornire al lettore, non solo un numero sempre maggiore di informazioni, ma anche la possibilità di una contestualizzazione e di una lettura armonica delle opere del pittore. Una lettura attenta anche al minimo dettaglio del tratto e della pennellata, particolari che evidenziano come nel Parmigianino la Maniera tenda ad un’estrema raffinatezza delle forme, ad un’eleganza spinta al limite del celebrale.
Il Parmigianino è presentato dall’autore come un giovane dai lineamenti quasi femminei, con un aspetto fisico infantile per i suoi venti anni, come ci mostra nel celebre Autoritratto allo specchio (1503, olio su tavola emisferica, diametro 24,4 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum). La straordinaria importanza di questo capolavoro va ricercata nell’amore per gli inganni ottici e gli illusionismi visivi oltre che in un’inclinazione alla riflessione interiore si stampo petrarchesco. Nella descrizione dell’opera il Vasari per primo riconosce sul volto del pittore, che resta bellissimo nonostante le deformazioni dello spazio, una maniera piena di grazia di bellezza.
Per approfondire un concetto così complesso è stato fondamentale l’apporto di Maurizio Fagiolo dell’Arco. Lo studioso, nell’approfondire questo aspetto, ha puntato verso la centralità nel pensiero ermetico del ’500, arrivando ad affermare che l’elemento alchemico coincide con l’esperienza pittorica, come un metodo ed uno stile.
Il Parmigianino che ci appare nelle pagine del libro di Sgarbi è dunque un alchemico e un alchimista, desideroso di superare il modello estetico raffaellesco, traducendo “i tratti del volto della Vergine e il vento che attraversa le frasche sul fondo”, in una nuova immagine. Il fine di tutto ciò, come afferma il Pommer, è l’esaltazione dell’individuo come “pura anima”.
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