“Imagine”
Non poteva iniziare diversamente una pubblicazione con un tale titolo: An Alien Odyssey to Creative Freedom: Towards a Theory of Artistic Research; from the Abstract Maybe to the Concrete Real. Brendan Michal Heshka (Winnipeg, Canada 1979) accoglie così il lettore invitandolo a camminare con il solo strumento dell’immaginazione. Saranno le voci in alternanza a guidarlo e a soccorrerlo: un curatore, di fatto Il curatore, una donna esperta di white cubes e valida PR, perfettamente inserita nel mondo del lavoro; un alieno con uno sguardo apparentemente naïve, da antropologo in missione sul pianeta terra nel tentativo di comprendere l’arte e uno psicanalista che tenta, senza essere familiare alle pratiche artistiche, di dirimere il pensiero dei due mettendo in luce i meccanismi più sordidi di tale sistema, minandone le fondamenta. Altri personaggi ci soccorrono di quando in quando, solo nei momenti più opportuni per chiarire, o meglio confondere, finalmente le idee. Si spiega così il Maybe del titolo, in cui il canadese annuncia la natura sperimentale del suo procedere, per via di riflessioni e formulazioni di ipotesi, nessuna certezza assunta, neppure quelle dei grandi predecessori. Da subito si invita il lettore ad un diverso approccio alle opere d’arte ed alle mostre, ma anche alle esperienze più quotidiane: «If we turn and tune our conscious attention to the process around us […]».
Presentato sotto forma di una sceneggiatura An Alien Odyssey to Creative Freedom si spoglia di tutta la pesantezza delle citazioni e si rende invece agile bottino grazie alla vitalità e alla credibilità estrema dei personaggi, alieno compreso. L’opera diviene così un forziere pronto per essere rubato da ogni lettore, cui vengono fornite coordinate precise per una comprensione e al contempo l’incomprensione di Beuys, Duchamp e moltissimi altri artisti, così come filosofi, matematici e storici dell’arte. Un lavoro impressionante di ricerca a monte, incluso anche il confronto diretto con la psicanalisi che ha portato Heshka a elaborare questa forma di script per esaminare e mettere in discussione la natura dell’arte, la sua definizione, i suoi meccanismi e soprattutto i suoi attori.
Ciò che stupisce è la libertà di movimento dell’autore che si sposta agilmente in questo gioco delle parti, senza mai scadere nel banale, riuscendo efficacemente a dare voce ai testi esaminati, mettendoli in scacco nel più assurdo dei contesti, che diviene il più probabile rispetto all’”incredibilità” (ovvero la scarsa credibilità) della realtà artistica contemporanea. L’approccio per queste operazioni deriva da riflessioni personali dei tre, che si completano l’un l’altro esattamente come lo spettatore completa l’opera d’arte facendone esperienza diretta. E al di là di tutte le speculazioni rimane da chiedersi: «What is beyond the mask of intellect?».
«It is dreams that constalty remind us of freedom». E forse più l’arte dei sogni stessi riesce in questa impresa.
Titolo: An Alien Odyssey to Creative Freedom: Towards a Theory of Artistic Research; from the Abstract Maybe to the Concrete Real
Autore: Brendan Michal Heshka
Pagine: 235
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo: 17 euro