«In fondo c’è solo l’amore. Qualunque esso sia». Così affermava Pablo Picasso, secondo un articolo pubblicato nel 1923 da Marius de Zayas sulla rivista The Arts di New York. Nello stesso, si leggevano la veemenza e il fuoco dei pensieri di colui che – incontrastato – fu “il pittore di Malaga”(1881-1973). Il simbolo della genialità. L’uomo che raccolse emozioni da ogni parte: «dal cielo, dalla terra, da un pezzo di carta, da una forma che passa». L’anima fragile che guardò al dramma dell’uomo, che amò le donne da inseguitore e da fuggitivo, che aderì al Partito Comunista e che, come dichiarò nel 1944 su l’Humanité, ebbe la grande consapevolezza di «aver sempre lottato – con la pittura – da vero rivoluzionario».
Pablo Picasso fu tutto questo e l’aspetto della sua poliedricità – in continua lotta fra ragione e sentimento – ha interessato la critica più esigente, come dimostra Pablo Picasso. L’immaginazione al potere, volume a cura di Marco Fagioli. Un libro che in maniera chiara e puntuale non ricostruisce soltanto la biografia dell’artista, piuttosto regala al lettore qualcosa in più: restituisce l’uomo. Attraverso tre sezioni – “Parole e Immagini”, “Arte, Vita, Passioni”, “Il mestiere di Pittore” – Marco Fagioli raccoglie le intenzioni e le pulsioni, i frammenti critici e le riflessioni, i vizi e i ritratti fotografici dell’artista: i suoi grandi occhi durante la guerra a Parigi, l’ironia di un Picasso come Popeye, la gestualità di un padre che spinge il passeggino con suo figlio Claude. Un’immagine, quest’ultima, che si colora di spinte emotive diverse e contrapposte, se si guarda al ritratto di Cannes del 1958, in cui l’artista stringe una sigaretta fra le labbra e sorride compiaciuto, mentre osserva la pistola regalatagli da Gary Cooper.
Picasso, il genio del Novecento: l’uomo dalle mille sfaccettature che la rivoluzione la fece davvero nel mondo dell’arte, a partire dalla scena de Les Demoiselles d’Avignon (1916), in cui un’accentuata teatralità richiamava i tempi della corruzione e della sensualità in Avignone. Ogni pagina è occasione che celebra i momenti più importanti della sua opera, tradizionalmente suddivisa in più “stagioni”: il «periodo blu» (1901-1904), il «periodo rosa» (1905-1906) e quello che – fra il 1904 e il 1905 – fece da intermezzo, derivando il nome da I Saltimbanchi. Titolo di un dipinto – quest’ultimo – che si presentava come grande allegoria della condizione umana e che avrebbe ispirato la quinta Elegia duinese di Rainer Maria Rilke.
Sì, è un Picasso rivoluzionario, passionale e appassionato, quello che il lettore incontra. Ogni parola arriva tagliente, ogni verso si fa sussurro o carezza a un volto che l’artista ha amato: «I quadri sono donne pazze/appuntati sul cuore/delle bolle scintillanti per gli occhi stretti alla gola», si legge in una poesia del 1936.
Un libro che incuriosisce i conoscitori dell’artista, conquista i profani e che non cede alla pretesa di diventare autopsia di un’esistenza. Del resto, potrebbe essere giusto il punto di vista dello stesso Picasso, quando affermava che «quelli che cercano di spiegarsi un quadro seguono in genere strade sbagliate». Un libro per chi ama leggere, per chi ama l’arte, per chi ama e basta. Ciascun lettore farà proprio il pensiero di Pablo e lo stringerà fra le mani: «Importante non è quello che l’artista fa, ma quello che egli è».
Pablo Picasso. L’immaginazione al potere
A cura di Marco Fagioli
Editore: Clichy
Anno di pubblicazione: 2014
ISBN: 978-88-6799- 107-5
7,90 Euro