Il piano di questa monumentale opera sul Futurismo prevede in tutto sette volumi, ognuno dedicato a un diverso aspetto tematico del movimento: manifesti, cartoline, fotografie, libri, ceramiche ecc.
Questa collezione, che con il tempo si è arricchita fino a diventare una delle più complete del settore, è stata la banca dati cui Claudia Salaris ha attinto per portare avanti, nell’arco di circa trent’anni, i suoi studi sul Futurismo e che ora, con una sorta di inventario ragionato, porta a conoscenza del pubblico.
Con oltre duecento testate, nel primo volume, viene proposta una sorta di mappatura delle riviste futuriste italiane sorte dal Piemonte alla Sicilia nei primi quarant’anni del secolo scorso. Se infatti si era sempre affermato che il Futurismo avesse avuto una vita breve – dall’anno della fondazione (1909) alla Prima Guerra mondiale – oggi la critica tende a posticipare la data della “fine” del Futurismo identificandola con quella della morte di Filippo Tommaso Marinetti nel 1944, quando cala davvero il sipario sulle numerose e diversificate vicende del movimento.
Il libro si apre con l’atto di nascita ufficiale del Futurismo, la pubblicazione sulla prima pagina de “Le Figaro” del 20 febbraio 1909 del manifesto di fondazione. A questo segue una sezione nella quale vengono trattate le riviste futuriste (da “Lacerba” a “Roma futurista”, da “Poesia” a “Cronache d’attualità) che hanno svolto un ruolo centrale nella storia del movimento, sia quelle più generaliste sia quelle incentrate su singole tematiche come l’architettura, la politica, la pubblicità. Fa seguito, poi, una sezione dove sono riuniti gli almanacchi e i fascicoli dei giornali umoristici dedicati al movimento e le pubblicazioni sorte all’interno delle università e gestite dagli studenti (“Il Frizzo”, “Cip…! Cip..!”, ecc.). Le schede raggruppate in questa seconda parte presentano sicuramente un Futurismo meno conosciuto e meno indagato che mette in risalto il legame con la comicità e con la goliardia.
Nell’ultima parte sono invece raccolte le riviste moderniste, quindi non futuriste, ma animate da personalità e artisti di diversa provenienza: metafisici, futuristi indipendenti, dadaisti ecc., che percorrevano strade autonome rispetto al movimento di Marinetti (da “La Tempra” a “Valori Plastici”, da “La Diana” a “La Ghirba”).
Il lascito maggiore che le riviste futuriste hanno trasmesso al mondo contemporaneo è sicuramente l'”immagine” intesa nella sua globalità, infatti la tipografia e l’estetica del movimento hanno svolto un ruolo determinate del quale non è possibile percepirne fino in fondo le caratteristiche senza un’adeguata documentazione iconografica. Nel volume, infatti, ogni scheda critico-descrittiva è accompagnata da un ampio corredo illustrativo a colori che ben ci fa comprendere e individuare le essenziali peculiarità di ogni testata anche da un punto di vista visivo.
L’innovazione estetica introdotta dalle riviste futuriste ha portato con sé i principi della rivoluzione tipografica che, nata per condensare e sintetizzare idee e concetti futuristi, ha finito per influire notevolmente sulla grafica moderna.
L’indubbio valore scientifico, la vastità e l’esaustività della ricerca fanno sì che il volume sia uno strumento essenziale nello studio del movimento marinettiano ma risulti anche una lettura piacevole e piena di curiosità e aneddoti, spesso sconosciuti, che ci fanno apprezzare i molteplici aspetti della cultura e della “vita” che il Futurismo ha abbracciato.
di Enrica Ravenni
Titolo: Riviste futuriste
Autore: Claudia Salari
Editore: Gli Ori, Pistoia in collaborazione con Fondazione Echaurren Salaris, Roma
Anno di pubblicazione: 2012
ISBN: 9788873364696
Pagine: 1184
Prezzo: 100 Euro
Lingua: italiano e inglese
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