Una casa editrice indipendente per un saggio che guida il lettore verso quelle che si definiscono, abitualmente, grandi riflessioni: per ampiezza di argomento, per profondità di contenuti, per il sano approccio dell’autore di non voler necessariamente insegnare qualcosa, ma scuotere il pensiero – e dunque la coscienza – di chi, a volte, addormentato legge.
Con Lunga vita al Genius Loci scritto dal teorico dell’arte Gian Ruggero Manzoni e pubblicato dalla casa editrice Libri da bruciare per la collana I Cerini, ci troviamo di fronte a un “frusciare della pagina” autentico e semplice, nonostante la complessità del tema trattato, in cui «Manzoni – come scrive il prefatore Fabrizio Loschi – recupera la sua nota attitudine alla didattica per condurci nell’intricata geografia delle dinamiche contemporanee».
Il saggio – di questo si tratta – impone uno sforzo importante, un salto della barricata, da parte di quell’uomo contemporaneo che la nostra società descrive ogni giorno e che si ritrova a dover fare i conti con una identità scissa, frammentata, spesso sorda, poiché distolta dai rumori che invadono gli spazi interiori ridotti ormai a luoghi vuoti. È proprio questo il punto: il luogo, sede dell’identità individuale. L’autore pone questo tema al centro di una riflessione che vede la cultura tradizionale, quella “dei luoghi” (Genius Loci), opporsi alle vittime della globalizzazione, a quel senso di aspazialità che ha finito per disegnare non soltanto le geografie urbane, ma anche e soprattutto l’orientamento e l’azione di un uomo che si pone ormai lontano dalla storia che lo rappresenta e lo ha rappresentato per millenni.
La riflessione che Manzoni muove non è affrontata in modo banale, quando ricorda – e spiega con un ampio corredo di citazioni e riferimenti storici – che la dimensione sempre più “omologante”, “livellata”, “centrifugata”, “omogeneizzata” che schiaccia la realtà di oggi si estende a quasi tutti i campi del sapere e dell’espressione artistica, «presi come siamo – spiega l’autore – a doverci gestire la follia edonistica, materialistica e relativistica». Manzoni ce lo ricorda, prendendo in prestito le parole del sociologo e politologo britannico Antony Giddens: «È sbagliato pensare che la globalizzazione riguardi unicamente i grandi sistemi, come, ad esempio, l’ordine finanziario mondiale: essa non tocca solo ciò che sta fuori, remoto e distante dall’individuo, ma è anche dimensione interna, coinvolgente la sfera psicologica dell’essere umano e quindi influisce sugli aspetti intimi e personali della nostra esistenza».
E nell’arte? Come hanno inciso e influito la globalizzazione, la massificazione, l’omologazione e la logica del mercato? Gian Ruggero Manzoni risponde in modo duro e senza filtro, non edulcora la pillola che tante volte mandiamo giù amara, facendo finta di non essere consapevoli. Lo dice chiaramente l’autore: «L’opera conta relativamente, l’importante è chi la sostiene […] e che nell’oggi la si riesca a vendere bene e a caro prezzo». L’autore non si nasconde dietro a un dito, così fa i nomi di alcuni artisti che lui assegna alla produzione del “mass market” di oggetti d’arte: Hirst, Koons, Kostabi, Cattelan, e i loro epigoni. Oggetti d’arte – aggiunge Manzoni – il cui valore è unicamente dato dalla capacità di costruire consenso attorno a colui che li firma, non tanto perché forti e originali come potrebbero essere stati un quadro di Cézanne, uno scritto di Pound». Gli interrogativi che si sollevano, dunque, sono molti e fra i tanti viene da chiedersi quale sia il confine che divide un processo creativo autentico da una produzione massificata. E si solleva subito un’altra voce: quale destino attende l’arte?
L’autore risponde donando al lettore le parole – quasi profetiche – che Giovanni Testori gli disse poco prima di morire: «Se andrà avanti in questo modo, l’arte non narrerà più, millanterà crediti fittizi solo per chi vorrà credere a tale apostasia figlia del calcolo e della freddezza di esecuzione».
Alessandra Angelucci
Titolo: Lunga vita al Genius Loci
Autore: Gian Ruggero Manzoni
Editore: “Libri da bruciare”, collana “I Cerini”
12 euro