Categorie: Libri ed editoria

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di - 22 Settembre 2013
Superando la retorica post-moderna dell’objet trouvé e anticipando un concettualismo linguistico e poetico, Emilio Isgrò produceva le prime Cancellature nel 1964. Nel 1970, alla Galleria Schwarz di Milano, veniva installata L’Enciclopedia Treccani Cancellata, destinata, per la sua radicalità, a dividere il pubblico e la critica. Con Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, opera del 1971 ispirata ad un gioco provocatorio di dichiarazioni legali fittizie, l’artista affrontava da precursore il tema dell’identità all’interno di una società che si stava avviando progressivamente verso la globalizzazione. La gigantesca scultura Seme d’Arancia, donata alla città natale Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, nel 1998, rappresentava un sentito omaggio alla volontà di riscatto e rinascita avvertita da tutti i popoli del Mediterraneo. Disobbedisco, lavoro presentato al Convento del Carmine di Marsala nel 2010, trasformava, attraverso una sapiente cancellatura, il celebre telegramma garibaldino “Obbedisco” in un atto di disobbedienza civile. L’opera si accompagnava ad una performance dell’artista stesso, che, nei panni di Garibaldi, celebrava criticamente i 150 anni dell’Unità d’Italia.

«Come farò a difendermi da tutta quest’arte che mi piove dentro?», si snodano in apertura del testo i versi di Isgrò da cui è tratto il titolo del volume Come difendersi dall’arte e dalla pioggia: raccolta di inediti critici e programmatici, articoli, interviste e saggi dell’artista siciliano, recentemente pubblicata da Maretti Editore. Con due prefazioni creative di Beatrice Benedetti e con un’intervista conclusiva curata da Alberto Fiz, il libro affronta – attraverso spassose divagazioni, bizzarri manifesti ed estrosi scritti – i nodi cruciali delle dialettiche tra storia ed avanguardia, comunicazione e tecnologia, potere e creatività, ideologia e disincanto.
Cancellare le tracce di un’esausta realtà politica, ricondurre ad un grado zero di significato ogni ambivalenza burocratica, ogni imposizione storica, ogni convenzione sociale, sembrano essere le finalità che hanno segnato l’intera pratica estetica di Isgrò. Parallelamente, la produzione letteraria e speculativa si è mossa dall’avanguardia poetica degli esordi, con la silloge Fiere del Sud, edito da Arturo Schwarz nel 1956, passando per il confronto con la pars destruens del movimento Dada, del Surrealismo e della Pop Art, per approdare al rivoluzionario e liberatorio brevetto del Corso Accelerato di Cancellazione. Lavorare in levare su un testo verbo-visivo è la sintesi formale ed etica di queste operazioni, per riappropriarsi della capacità di scoprire forme emozionanti e feconde nell’informe materia della comunicazione mediatica. Soltanto tramite questi esercizi, potremo captare ogni libertà residua, altrimenti nascosta dall’inarrestabile flusso del consumismo e della chiacchiera. L’affrancamento dall’omologazione planetaria potrà avverarsi con l’assunzione di un dialetto assoluto: simbolo di irruzione inattesa, detonatore dell’inconscio collettivo, luogo immacolato dove possono sedimentare i sogni e i desideri inespressi di tutte le epoche. Idioma originario dal punto di vista linguistico, esso potrà rappresentare la ricerca permanente di una qualità di divergenza: essenza stessa di ogni arte e letteratura.
Come difendersi dall’arte e dalla pioggia
Emilio Isgrò – a cura di Beatrice Benedetti
Editore: Maretti Editore
Anno di pubblicazione: 2013
ISBN: 978-88-89477-99-1
Pagine: 268
Euro 22

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