Come precisano le autrici Brigitte Silhol e Nath Oxigène, questa opera fa seguito al loro Vitry vit le Street Art, edito nel 2011, ma nonostante il tema sia sempre la Street Art, il suo contenuto è totalmente nuovo, in quanto in questi anni molti lavori si sono naturalmente deteriorati fino a scomparire, e nuovi hanno preso il loro posto su facciate, muri, porte, cassette delle lettere. Questo libro-catalogo raccoglie numerosi interventi, realizzati da più di sessanta artisti ed ognuno di loro racconta la propria esperienza artistica vissuta a Vitry sur Seine, cittadina della banlieue parigina, e non solo. Centrale è anche l’esperienza umana a contatto con gli abitanti che spesso diventa prevalente sull’altra. Ed è proprio questa la forza innovativa di Vitry.
Sono infatti più di 50 anni che Vitry sur Seine ha iniziato una politica culturale ospitando nelle proprie strade e piazze opere di arte urbana e dalla metà del 2000 è anche sede del MAC/VAL, museo di arte contemporanea. Attualmente – scrivono le autrici nella presentazione del libro – sono circa 130 i lavori eseguiti con le tecniche più varie, che possono essere ammirati camminando per la cittadina alle porte di Parigi.
«Ma è dal 2009 che Vitry è diventata un laboratorio artistico – spiega Marta Gargiulo, curatrice della galleria Varsi – un vero e proprio museo a cielo aperto a cui gli artisti italiani hanno dato il loro sostanziale contributo». Nomi come Alice, Diamond, Miss Eu, Orticanoodles, Peeta, Solo e Yuri Hopnn, sono stati a Vitry, alcuni anche per lunghi periodi e vi hanno lasciato le loro opere.
Promotore di questo ‘miracolo artistico’ è Christian Guémy (Bondy, Senna – Saint Denis, 1973), in arte C215. Ed è proprio grazie a lui, artista di fama internazionale, se in questi ultimi due anni i più bravi street artists internazionali sono venuti a Vitry, e sono entrati in relazione con gli abitanti che spesso li hanno seguiti ed aiutati nel lavoro mettendo loro a disposizione anche numerosi spazi privati. E le opere che oggi possiamo vedere sono li a testimoniare la gratitudine degli artisti per l’ospitalità ricevuta.
Anche l’Amministrazione locale si è di mostrata all’altezza della situazione e fondamentale è stato il ruolo di C215 che ha mediato tra le esigenze creative degli artisti, che lui ben conosce, ed alcune regole di rispetto urbano richieste dall’Amministrazione. E così il risultato è sotto gli occhi dei visitatori che si aggirano per Vitry alla ricerca dei nuovi lavori, magari realizzati nei posti meno visibili, spesso aiutati dagli abitanti che si improvvisano guide, orgogliosi e divertiti dell’interesse che suscita la loro “città d’arte”, perché proprio di questo si tratta.
Quello di Vitry non deve rimanere un caso isolato, va anzi raccontato in modo che se ne diffonda la conoscenza e venga preso ad esempio da altre realtà urbane. Noi in Italia abbiamo delle situazioni interessanti che seguono questa strada, una per tutte il Museo dell’Altro e dell’Altrove, il MAAM, diretto da Giorgio De Finis, che ha sede in uno stabilimento industriale abbandonato e poi occupato alla periferia di Roma, e dove proprio la Street Art è stata un elemento di unificazione ed integrazione tra la comunità multietnica dei residenti e tra loro e il resto della cittadinanza romana. C’è poi Dozza, vicino Bologna, con la sua Biennale del Muro Dipinto e san Sperate, vicino Cagliari dove da anni opera anche Pinuccio Sciola, solo per citare alcuni casi.
Ed anche qui da noi dovrà presto valere quanto C215 ha detto per gli abitanti di Vitry: «Ora loro sanno bene che se vedono qualcuno girare con una bomboletta spray in mano non è necessariamente un vandalo».
Vitry Ville Street Art
Edizione: Criterès Edition
Data di pubblicazione: 2013
Euro 25
in vendita presso la Galleria Varsi
Via di San Salvatore in Campo 51
martedì – sabato dalle 12.00 alle 20.00
domenica dalle 15.00 alle 20.00
www.galleriavarsi.it