Categorie: Libri ed editoria

READING ROOM | L’immagine è un Bisogno di Confine

di - 28 Febbraio 2013
La definizione di un’arte a-gravitazionale da parte di Claudio Cintoli aveva a che fare con un impellente desiderio di riadattamento, di riscrittura dei termini espressivi e stilistici. Libertà e anarchia, intese all’interno di un inedito stato di lievitazione psicologica e di un’instancabile riflessione sui valori dell’identità, sarebbero state le coordinate da cui partire per una riconcettualizzazione della soggettività dell’artista. Per questo, le opere iperrealiste di Cintoli venivano rilette dallo stesso autore come «galassie in movimento», cifre in espansione: nature morte colte fuori dal tempo, anche se – in alcuni momenti della sua produzione – rappresentate con una tecnica pittorica rinascimentale. L’arte contemporanea era concepita come processo sfalsato, che aveva perso la propria misura antropomorfica, riducendo così l’ingerenza di polarismo, bidimensionalità, formalismo, geometricità compositiva. I vecchi mezzi potevano essere riutilizzati, nel rinnovamento concettuale della loro funzionalità, solo se piegati al raggiungimento di fini originali, in cui tutte le parti di un progetto potessero scoprirsi reversibili ed intercambiabili, in cui al dettaglio fosse continuamente concesso di riversarsi nel tutto.

Lo spirito di rottura e le traiettorie imprevedibili della pratica estetica di Claudio Cintoli sono esaurientemente espressi nel libro L’immagine è un Bisogno di Confine, recentemente pubblicato dall’editore Quodlibet a compendio della mostra personale realizzata al MACRO da giugno a settembre 2012. Uno spezzone tratto dall’importante diario dell’artista inaugura un dettato che, a partire dall’autodefinizione della propria arte come «smania di orizzonte in gola», si apre agli interventi di Ludovico Pratesi, Daniela Ferraria, Simone Battiato e a stralci di interviste ad Alberto Boatto, Lorenza Trucchi e Vitttorio Rubiu Brandi.

La prima fase di pittura, presto accantonata da un artista che provava una singolare urgenza per la sperimentazione di azioni avanguardistiche, è ben documentata dalla presenza di opere come Maggiordomo (1964). In questa, come in altre prime prove di rappresentazione, le ragioni di una pittura informale e materica entravano in forte contrasto dialettico con il monocromo puro. I risultati formali di Antoni Tapiès e Alberto Burri erano accostati all’approccio concettuale di Yves Klein e Lucio Fontana. Fermare i termini di un dualismo sofferto nel nodo di incontro tra campo visuale e immagine sembrava essere l’intenzione dell’artista, che, da questo punto, allargava i propri orizzonti, confrontandosi con installazione e Action Painting, avvicinandosi alle esperienze di Fluxus attraverso forme essenziali e soluzioni archetipiche. La necessità di crearsi un doppio, conclusasi nella creazione dell’alter-ego Marcanciel Stuprò, nasceva proprio in questo periodo, a compimento di una tensione identitaria che sfociava nella convinzione contraddittoria di voler divenire se stesso ad ogni costo.

A questo eteronimo Cintoli costruiva una vita autonoma, inquietante e ironica, facendolo apparire sui manifesti di molte città e mostrandolo in diverse gallerie. Nel 1976, in questo senso, aveva organizzato contemporaneamente due mostre a Milano: alla Galleria Multiphla Marcanciel Stuprò aveva presentato Uovo Nuovo, mentre Cintoli aveva esposto Un Uovo è un Uovo alla galleria Lorenzelli. Il percorso parallelo tra le due vite culminava con l’impressionante coincidenza della morte di entrambi: alla scomparsa di Stuprò annunciata nel 1977 con una lettera agli Incontri Internazionali, seguiva nel marzo del 1978 la morte dell’artista stesso. Un paradosso conturbante chiudeva l’esistenza di un personaggio irrequieto e in continuo divenire, in grado di esprimersi con performance, scultura, pittura, design e grafica pubblicitaria: pioniere dell’arte multimediale proprio nella volontà di giungere a modulare, nella più vasta gamma delle scelte formali, l’autentica espressione di se stesso.

di Ivan Fassio

A cura di: Ludovico Pratesi e Daniela Ferraria

Titolo: Claudio Cintoli. L’immagine è un bisogno di confine

Editore: Quodlibet

Anno di pubblicazione: 2012

MACRO
170×240
ISBN: 9788874625062

Pagine: 128

Prezzo: 18 Euro

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