Categorie: Libri ed editoria

READING ROOM | Mainolfi. Fare il proprio volo ogni giorno

di - 21 Marzo 2013
Al termine degli Anni Settanta, il suono di una campana si propagava tra le vie del centro di Torino. In un periodo di estremo fermento culturale, un artista originario di Rotondi Valle Caudina, in Campania, stava costruendo una campana di tre metri in una stanza di quattro. Incuriositi dai rintocchi sempre più frequenti e dalla straniante unicità dell’avvenimento, gli artisti Mario e Marisa Merz, Gilberto Zorio e il gallerista Tucci Russo si avvicinavano allo studio affascinati, cercando di comprendere il fenomeno estetico, tanto sonoro quanto scultoreo.
Opera monumentale e composita, che sottende più livelli di lettura e diverse modalità di fruizione, la Campana di Luigi Mainolfi supera l’aspetto figurativo, tentando un nuovo metodo di scrittura concettuale. Presenta un esterno, a bassorilievo, da osservare, e un interno da visitare e da ascoltare. Si impone come l’opera della maturità, nel clima coinvolgente dell’Arte Povera, per un artista che aveva iniziato con singolari esposizioni-performances, in cui calchi del proprio corpo in gesso venivano lasciati consumare nell’acqua o fatti precipitare dall’alto per schiantarsi rovinosamente al suolo.

Gli episodi descritti nel libro-intervista Mainolfi. Fare il proprio volo ogni giorno, curato dal  filosofo e critico Gian Alberto Farinella per le edizioni Prinp Editoria d’Arte 2.0, seguono un ordine tematico alfabetico, con domande e risposte, libere trattazioni su argomenti disparati, considerazioni aperte, dialoghi ironici e memorie di una vita, quasi a voler delineare una divertita summa del pensiero dello scultore campano.
L’ambivalenza di ogni lavoro si impone come il doppio punto di vista che prevede una visione dal basso, dalla terra, e uno sguardo aereo. Sfondo rosso, grigio o azzurro, il cielo è inteso come la base del volo, superficie praticabile sulla quale ridiscutere ogni azione, nell’orizzonte della fruizione e della condivisione, alla luce della responsabilità dell’operazione concreta, gestuale o ideale. La pratica estetica di Luigi Mainolfi si concretizza in una particolare proiezione nel futuro di concetti, partendo da istanze del passato.
Sfuggire alla contemporaneità sembra essere il polo dialettico della sua ricerca. L’arte si materializza attraverso l’evocazione di una dimensione onirica, carica di suggestioni mitiche e arcaiche. A partire dalle lezioni di Lucio Fontana e Marcel Duchamp, la sua produzione passa attraverso una conoscenza della storia dell’arte che viene ignorata nei momenti in cui l’opera approda ad un classicismo assoluto, slegato da correnti, mode e movimenti.

Riflessioni sull’architettura e sullo spazio si fondono nell’equilibrio tra vuoti e pieni, ribadito anche nelle linee piane e nelle strutture piatte. Realizzate con le dita, premendo con la creta, queste superfici indugiano sull’alternanza tra materia percepita e assenza di colorazione. Fingere di rivoltare una pelle di serpente lavorando sugli effetti cromatici del nero significa reinterpretare lo spazio del segno alla luce di una potenziale terza dimensione, ricavata dall’esperienza dell’atto creativo. Gli schemi pittorici della terracotta, del tufo, del ferro, in cui i rossi, le ruggini, i gialli riscoprono un impianto tonale, scavalcano il confine in cui il campo della scultura sembrerebbe delimitato. Pece e bitume ammorbidiscono forme che si stagliano brute, rozze, quasi a voler rimarcare un totale rifiuto dell’ornamento. La polvere delle terre viene conservata dopo la levigazione per riportare in vita, nella proposta di un’ancestrale e ciclica ripetizione, un antico materiale di scarto: sfidare il tempo e conservare i resti di ogni azione per concretizzarne la memoria, in un pulviscolo spazzato dai gesti e dalle intenzioni.
Gian Alberto Farinella Mainolfi. Fare il proprio volo ogni giorno
Editore: Prinp
Anno di pubblicazione: 2012
ISBN: 9788897677093
Pagine: 274
Prezzo: 35.00 €

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