Seth Siegelaub, gallerista bizzarro ed eclettico, sosteneva, negli anni Sessanta, la nascita e la diffusione dell’Arte Concettuale con metodi di promozione assolutamente eterodossi. Pubblicizzava gli artisti emergenti attraverso un business mirato e innovativo, con azioni diplomatiche e una rinnovata attenzione alla comunicazione dei contenuti. Utilizzando l’infrastruttura della pubblicità come medium, Siegelaub metteva in discussione i tradizionali confini della produzione artistica del suo tempo. Stava preparando, attraverso l’assimilazione di particolari metodi finanziari e propagandistici, l’entrata in scena di un nuovo catalizzatore: il curatore freelance. L’Arte Concettuale, a livello contenutistico, si affrancava da ogni intenzione tecnicistica e materialistica. Il percorso dell’idea, la riflessione filosofica, la precisazione delle coordinate di percezione, la presentazione del processo di formazione del pensiero e l’azione linguistica venivano posti in primo piano rispetto al prodotto finale, percettibile, estetico. Pura esemplificazione fisica del linguaggio, l’arte rifiutava – almeno nelle intenzioni originarie – ogni mediazione con i tradizionali metodi di fruizione e di commercializzazione.
Alexander Alberro traccia, nel suo volume “Arte Concettuale e Strategie Pubblicitarie” edito da Johan & Levi, una panoramica su eventi ed operazioni spettacolari e commerciali, sulle esposizioni e sulle opere seminali di quegli anni. Attraverso un’analisi di intenzioni e poetiche degli artisti Carl Andre, Robert Barry, Joseph Kosuth, Sol LeWitt, Dan Graham e Lawrence Weiner, l’autore inserisce l’Arte Concettuale nel contesto della ribellione alle istituzioni tradizionali e del rifiuto programmatico della globalizzazione. Dalla sua trattazione, tuttavia, si profila un’ulteriore prospettiva. I propositi dell’arte concettuale sarebbero stati non tanto il rifiuto e la successiva abolizione del mercato, quanto la conquista e la rielaborazione dello stesso attraverso una rivoluzione di fondo. Questo mutamento interno si sarebbe basato sulla condivisione e sulla propagazione dell’approccio estetico, e sulla nuova concezione delle idee alla base dell’esperienza di fruizione artistica.
Ogni informazione visiva doveva essere considerata soltanto come il residuo di un’attività . Le scelte estetiche erano abolite, in quanto l’idea generatrice diventava la macchina produttrice dell’arte. Il prodotto finale, trattandosi di un’esperienza di percorso o di un approdo logico di pensiero, non poteva essere giudicato o criticato secondo metodi tradizionali. In questo senso, l’approccio del curatore Seth Siegelaub si rivelava come un preciso ed invisibile bilanciatore delle personalità e delle progettualità implicate nel processo di diffusione del movimento. Fondando la “Seth Siegelaub Contemporary Art”, a New York nel 1964, il giovane gallerista, appena ventitreenne, iniziava a rapportarsi con il concetto di ambiente e con azioni avanguardistiche stringendo i rapporti, nel frattempo, con giornali e altri media. Con una mostra di Arni Hendin, allestita alla fine dello stesso anno, Siegelaub inaugurava la stagione degli happenings e delle riflessioni sulle implicazioni delle relazioni sociali nel mondo dell’arte. Nel 1966, chiusa la galleria, si avvicinava, in qualità di mercante d’arte e divulgatore, ai processi pubblicitari, e iniziava a riflettere sulla possibilità di diffondere le modalità strutturali delle opere concettuali. Con l’acuto scopo di iniziare a vendere idee, fondava la “Image Art Programs for Industry Inc.” per arricchire culturalmente aziende e prodotti commerciali. L’intento era quello di conferire un valore aggiunto agli acquirenti interessati a promuovere una particolare attività economica. La mostra di Douglas Huebler, “November 1968”, proponeva, in questo senso, delle sculture cartografiche che rimuovevano ogni valore aneddotico e dissolvevano le tradizionali convenzioni gerarchiche di luogo e durata. Huebler, inizialmente, aveva pensato di produrre delle opere site specific da esporre in diverse città degli Stati Uniti e di basare l’evento sulla produzione di documentazione. In realtà , grazie al supporto di Siegelaub, Huebler stava creando la prima mostra ad utilizzare il catalogo come unico supporto materiale. Questo sforzo artistico era volto a distruggere il mistero della struttura compositiva e a smantellare il mito dell’esperienza estetica privilegiata, in favore di una dottrina basata sull’interazione e sull’accesso egualitario. Anche il ruolo del collezionista veniva riscritto: da acquirente di oggetti a mecenate sostenitore di idee e progetti evanescenti. A questo scopo, Seth Siegelaub aveva redatto l’Artist’s Reserved Rights Transfer and Sale Agreement. Il contratto limitava il potere di galleristi e musei a favore dei diritti dell’artista ma, contraddittoriamente, sanciva il definitivo accomodamento tra arte concettuale e mercato contemporaneo.
Alexander Alberro – Arte Concettuale e Strategie Pubblicitarie
Johan & Levi editore
COLLANA: Saggistica: Arte / Economia 2011
Pagine: 208, Euro 22,00
ISBN: 9788860100665
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