Categorie: Libri ed editoria

Rubrica/Reading Room | Itinerario estetico. Simbolo mito metafora | (Editrice Compositori 2011)

di - 10 Gennaio 2012

Un “Itinerario Estetico” di Gillo Dorfles era già stato pubblicato, per la prima volta, nel 1989. Si trattava di una serie di articoli filosofici e di ampio respiro umanistico pubblicati su riviste di settore: “Aut Aut”, “Rivista di Estetica“, “Archivio di Filosofia”. La presente raccolta conserva il titolo della pubblicazione di allora, ma comprende, oltre agli articoli originali, materiali tratti dal volume “Estetica del Mito” e una serie di collaborazioni con altri periodici di estetica e arte. Il testo è curato da Luca Cesari, editore interessato ai rapporti tra letteratura e filosofia, tra pensiero artistico e teoria della critica. Nelle intenzioni del curatore, la raccolta si pone come privilegiata testimonianza del pensiero di Dorfles: del suo approccio teorico, infatti, il volume propone una “lettura a ritroso” per percorrere i temi iniziali e le idee primordiali di un pensiero interdisciplinare. La volontà di accostare questi testi in una nuova pubblicazione scandisce le tappe del “divenire” di una speculazione trasversale che proprio delle istanze di cambiamento e trasformazione si era nutrita durante il passare degli anni.

L’estetica è avvicinata come filosofia dell’arte da sviluppare non solo all’interno del proprio campo d’azione tradizionale, ma nell’orizzonte complesso di tutte le scienze umane: semiotica, critica letteraria, psicanalisi e antropologia. In questo senso, l’approccio di Dorfles alla fruizione dell’opera d’arte si accosta alle categorie di sentimento e emozione. Affinché possano differenziarsi da un discorso scientifico e razionale, la lettura e l’analisi dell’opera non devono confrontarsi soltanto con gli aspetti cognitivi e concettuali. Saranno prese in considerazione tutte le risposte emozionali, irrazionali e psicologiche fondamentali per la percezione estetica.

Nella ricerca delle ragioni primordiali di simboli e miti, si analizza la possibilità di un’ermeneutica dell’arte non figurativa medievale e moderna, stabilendo dei contatti “sovrastorici” tra forme d’arte che esulano dalla rappresentatività naturalistica. In questa prospettiva, sono valutate le testimonianze e le intenzioni poetiche di artisti contemporanei: Jean Dubuffet realizza, nella propria produzione pittorica, una sorta di mimesi con la nascita e la comparsa della vita. Nella consapevolezza che l’opera d’arte contemporanea, a differenza delle esperienze antiche e medievali, sia sempre proiezione di materiale inconscio; Franz Kline assume una poetica del dono e vede la più alta realizzazione artistica nel dispendio e non più nella condivisione di conoscenza; allo stesso modo, Emilio Vedova pone l’accento sulla validità del libero linguaggio astratto come unica soluzione alle necessità espressive del contemporaneo; Alan Davie, pittore e musicista scozzese, insistendo sul ruolo profetico di un artista veggente, si avvicina alla concezione di Jackson Pollock (il quadro ha una propria esistenza, irriducibile ad ogni data interpretazione storicistica). Alcuni segni, che riappaiono in questi artisti dopo essere già comparsi in epoche lontane, sono considerati da Gillo Dorfles come Gestalten, strutture legate alla fisiologia stessa dell’esistenza umana.

La riflessione su simbolismo e mitologia si intreccia alla dialettica tra natura e artificio. L’attività estetica, nel movimento creativo gioco – mito – rito, si lega indissolubilmente all’esperienza ludica. Teatro e arte figurativa, a partire dalla metà del Novecento, esprimono un ritorno alla percezione vitale a discapito della produzione artificiale di opere. In questo senso, l’autore cita la body art di Joan Jonas – che, partendo dalla scultura, approda a forme di espressione performativa e di video art – e diTrisha Brown – che, attraverso una riflessione interdisplinare su danza, spettacolo e arte figurativa, giunge a una inedita modalità di ridefinizione dello spazio. Il bisogno di ritornare alla naturalità e alla valorizzazione del proprio corpo è analizzata attraverso le performance del cosiddetto “Azionismo Viennese” di Hermann Nitsch e Rudolf Schwarzkogler o attraverso le esperienze più recenti delle deformazioni fisiognomiche di Orlan.

Itinerario Estetico è una pubblicazione dai contenuti indispensabili per chi voglia avvicinarsi alle teorie artistiche dell’ultimo secolo. Arricchito da un’esaustiva intervista rilasciata nel 2001 da Dorfles all’allievo Aldo Colonetti, il volume offre spunti interessanti agli appassionati di arte e letteratura e, in generale, ai cultori della semiotica e della psicanalisi. Attraversando sapientemente i diversi aspetti delle scienze umane occidentali, l’autore delinea un tracciato attraverso il divenire di simboli e metafore, e individua, nell’accezione di Rudolf Arnheim, delle forme originarie, pre-storiche.

I miti sono riletti alla luce della loro multivocità, all’interno della quale giocano un ruolo primario sia il logos, la parola – intesa, comunque, nel proprio valore di ineffabilità –, sia rumori, oggetti, note musicali, immagini. Proprio come nei “Merzbilder” di Kurt Schwitters: precisi strumenti espressivi che, a somiglianza del mito, impastano nel racconto principale elementi desunti da ognuno dei cinque sensi.
ivan fassio
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 76. Te l’eri perso? Abbonati!
Gillo Dorfles (a cura di Luca Cesari)
Itinerario estetico. Simbolo mito metafora
Collana Estetica senza monopoli. Pensatori del secondo Novecento ed estetiche comparate
Editrice Compositori, 2011
pagg. 439
Euro 35
ISBN: 8877947330
ISBN 13: 9788877947338
[exibart]

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