La tentazione più grande è quella di guardare solo le figure. Sì, perché questo splendido volume di Electa, che propone una nuova edizione ampliata e rivista del testo di Catherine Brisac, edito per la prima volta nel 1985, è arricchito da un apparato iconografico semplicemente straordinario. Attraverso un’apposita campagna fotografica, che ha coinvolto le maggiori cattedrali dell’Europa occidentale, si è ottenuto un risultato decisamente notevole. Sfogliando le pagine patinate e di grande formato, sfilano sotto i nostri occhi rosoni e lancette, particolari inediti e visioni d’insieme scenografiche. Un panorama inconsueto e difficilmente coglibile ad occhio nudo, anche dai visitatori più scrupolosi. Nella maggior parte delle chiese e degli edifici le vetrate sono poste infatti ad altezze tali da rendere difficile distinguere i particolari; vedendola dal vivo la vetrata resta nel nostro immaginario come un’idea, un’impressione luminosa piuttosto che come un’opera d’arte con una sua articolazione propria. E dunque le pagine di questo volume aprono gli occhi anche al viaggiatore più incallito o all’esperto d’arte più consumato, su tesori inesplorati e nuovi.
Dicevamo che la tentazione più grande è quella di guardare solo le figure. Ma sarebbe un errore non dedicarsi alla lettura del testo che le accompagna. Puntuale e approfondito, con centinaia di esempi quasi tutti avvalorati dalle immagini, il testo di Brisac offre un agile manuale storico sulla vetrata, informando tanto sui dettagli della tecnica quanto sul progetto iconografico e filosofico sotteso ai lavori presi in esame. Il testo resta però sempre chiaro, scorrevole e accessibile anche ai non addetti ai lavori. Veniamo così a sapere che la finestra costituita da elementi vitrei (che pare un’invenzione tanto moderna) era invece già conosciuta nell’antichità e che già agli Egizi non sfuggirono le proprietà del vetro. Scopriamo che secondo il vescovo Durando di Mende, vissuto alla fine del XIII secolo, “Le vetrate sono le scritture divine che riversano la luminosità del vero sole – cioè di Dio – nella chiesa ossia nel cuore dei fedeli, illuminandoli” e che questa idea doveva essere ben presente nella mente dei committenti ecclesiastici del medioevo, vista l’abbondanza di vetrate artistiche negli edifici sacri. Impariamo che molti artisti del calibro di Paolo Uccello e Lorenzo Ghiberti hanno creato apprezzatissimi cartoni per realizzare vetrate che decorano famose città italiane. E poi ancora seguiamo il declino di questa forma d’arte dalla fine del ‘500 ai primi dell’’800, quando si era arrivati al punto di aver praticamente dimenticato perfino le tecniche degli antichi maestri vetrai, per poi tornare a praticarla con grande gusto tra XIX e XX secolo.
Interessante l’ultimo capitolo, dedicato alle vicende della vetrata dagli anni ’80 a oggi, che costituisce il nuovo apporto di questa ristampa e preziosi l’ampia bibliografia e l’indice dei nomi e dei luoghi che corredano il volume.
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