Descrivere in poche righe questo intenso volume di Vittorio Vettori non è certo una impresa agevole: non siamo sicuramente di fronte ad un semplice saggio e men che meno ad un romanzo. Le bellissime pagine di Vettori, pubblicate dalla Spirali/Vel, appaiono infatti in continuo equilibrio tra prosa e poesia e ci immergono in una atmosfera di grande raffinatezza culturale.
Come afferma lo stesso scrittore “la tecnica espositiva del mio discorso, diviso in due parti, sarà quella del diversiloquio”: in pratica uno zibaldone di impressioni, momenti emotivi, note critiche che hanno come soggetto la figura umana e artistica di due pittori –Masaccio e Roberto Panichi– lontani nel tempo ma accomunati dal medesimo approccio artistico. Certo l’accostamento di uno dei geni della pittura rinascimentale con un interprete della pittura odierna può apparire temerario e rischioso: tale rischio tuttavia decade se l’approccio non è unicamente critico bensì poetico ed emozionale. Vettori, da grande scrittore, descrive le proprie impressioni davanti alla singola opera, senza alcun vincolante filtro storiografico, annullando in tal modo le distanze storiche e critiche. Entrambi gli artisti, inoltre, riescono a cogliere due elementi comuni nella propria poetica: da un lato la profonda e attenta descrizione della psicologia e della forza umana dall’altro esibiscono entrambi, orgogliosamente, la propria toscanità. Come giustamente scrive Antonio Paolucci, in un prezioso intervento contenuto nel libro, “Roberto Panichi è un pittore colto. Questo lo sappiamo bene. Lo hanno detto, del resto tutti i suoi critici: chi scrive ma anche, tra gli altri, Raffaele de Grada e Tommaso Paloscia, il quale ha coniato per lui il termine neorinascimentale. […] Neorinascimentale perché ha un dominio stupefacente delle tecniche, al punto tale che pochissimi artisti oggi , in Italia, sanno come lui sfruttare fino al virtuosismo la potenzialità della tavolozza. […] Neorinascimentale, infine, perché crede fermamente nella immagine dell’uomo ”. Dunque un volume di “grande scrittura” che è testimonianza estrema di come esista, tra le diverse arti, una comune e superba affinità: leggere i commenti di Vettori sulle stranote opere masaccesca, apre nuovi sistemi interpretativi che pagina dopo pagina rendono questo libro una affascinante lettura.
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luca scalco
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