Ci sono degli strani itinerari che muovono le cose della vita e, di concerto, le cose dell’arte e della cultura. Improvvisamente è tutto un fervore intorno alla Toscana contemporanea e, dopo le quattro mostre di Continuità e il relativo regesto, giunge ora nelle librerie un volume di ottocento pagine sugli ultimi due decenni di creatività in questa terra. Toscana contemporanea, 1980-2001, edito per i tipi di Maschietto, nasce da un progetto di Sergio Risaliti in collaborazione con Mario Lupano per l’architettura. Complementare e contiguo all’operazione di Continuità, finanziato, oltre che dal Palazzo delle Papesse, dalla Regione Toscana e dal Comune di Siena, esce in duemila esemplari in lingua italiana e altrettanti in lingua inglese. Strutturato in maniera antiaccademica e accattivante, si apre con una rutilante galleria fotografica di oltre cinquecento pagine. A seguire, le didascalie su carta rosa e una serie di saggi e interventi su arte, teatro, moda, musica e non solo. Chiude una raccolta di rarità, Anastatica, che riproduce, anch’essa su carta rosa, una serie di documenti di quegli anni con le modalità della stampa alternativa. Emerge da questo crogiuolo un’immagine lontanissima dagli stereotipi. Per dirla con Risaliti: “In questo viaggio a rebour la Toscana che appare, è una realtà viva, nervosa, sentimentale, trasgressiva, cosmopolita, anche quando è profondamente legata alla sua storia e ai valori espressi da una civiltà per molti versi insuperabile, o quando resta radicata nel proprio paesaggio, sentito e vissuto come un giardino dell’umanità.”
Tanti stimoli e tanti input, a mostrare due decenni densi, in cui le stagioni si sono succedute rapidamente; e tanti protagonisti che si erano persi, o offuscati, riposizionati davanti ai nostri occhi e alla nostra memoria. L’impostazione del volume trasmette perfettamente la sensazione di brulicante fermento, e traccia un’ampia panoramica degli anni in esame; il prezzo pagato è un certo difetto di sistematicità, che porta ad inevitabili dimenticanze. Citiamo ad esempio una casa editrice di alta specializzazione artistica, e in quegli anni assolutamente centrale, quale Il Centro Di, oppure, in campo musicale, e non capiamo se volutamente o no, il Maggio Musicale Fiorentino. Ciononostante l’impresa è assolutamente meritoria, colma molte delle lacune lasciate da Continuità e, attraverso il totale contagio di linguaggi e forme, scopre anche a chi quegli anni li ha vissuti da estraneo a quanto documentato, una Toscana caleidoscopio di creatività e fermento.
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