Aprirsi alle possibilità che regno vegetale abbia alcune delle nostre stesse capacità è l’invito che Monica Gagliano propone al lettore nel suo Così parlò la pianta (Nottetempo editore, 2022, con la traduzione di Alessandra Castellazzi).
Pur saldamente radicato nel metodo scientifico, il testo rappresenta il punto di svolta della carriera della ricercatrice,verso un viaggio personale sollecitato dalla necessità di verificare ed esperire un sistema di pensiero del tutto conflittuale rispetto al mondo accademico dal quale la stessa autrice proviene.
Partendo proprio dalla ricerca scientifica, nel libro vengono riportati gli studi più importanti sul comportamento delle piante della stessa Gagliano, accompagnati da vere e proprie esperienze che potremmo definire non a torto “sciamaniche”, in cui l’autrice ha assecondato l’istinto di “parlare con le persone-piante andate a farle visita sotto la guida di veggenti indigeni”. Svelare, dunque, nuovi aspetti sulla possibilità di esistenza di un’intelligenza delle piante, in grado quindi di comunicare, di serbare memoria, o di prendere decisioni, è il resoconto di un’esperienza diretta, di ciò che accade quando ci mettiamo in ascolto o quando ci fermiamo a osservare lo spazio di limine. Con l’obiettivo di decostruire l’approccio riduzionista e l’immaginario che ne è conseguito, di tipo separativo e operante divisioni interspecie, l’autrice ci conduce con la purezza di una pratica colma di rischi e inciampi, al confronto con i pregiudizi di una visione secolarizzata e semplicistica del regno vegetale.
Così parlò la pianta conserva il tratto divulgativo, illustrando anni di ricerche e di paper di studio che Gagliano, in qualità di professore associato di ricerca in Ecologia evolutiva alla Southern Cross University in Australia ha pubblicato. Si correda però di una ampia narrazione riguardante i riti indigeni, gli psichedelici, i sogni e in generale la ‘sensibilità spirituale’ come strumento di conoscenza del mondo.
Un mondo senza separazioni, quello in cui ci addentra Gagliano, la cui consistenza sta nella rivoluzione dello sguardo, con cui, pur consapevoli dell’ingenuità e delle criticità talune intuizioni potrebbero sollevare, è l’unico con cui poter cambiare visione e operare una differenza. Insieme al rigore scientifico vi troverete in un memoir universale, necessario per ispirare un cambiamento non solo individuale, ma collettivo, esattamente come farebbe una forma di intelligenza unitaria.
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