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Un libro al giorno. I vestiti che ami vivono a lungo di Orsola de Castro
Libri ed editoria
Nel panorama contemporaneo il ruolo dell’industria della moda nel dibattito sul tema della sostenibilità ambientale, sociale ed economica è notoriamente importane.
I vestiti occupano un ruolo primario nella nostra vita e più in generale nella storia e nella cultura dell’umanità. Passando dall’istinto primordiale di coprire il corpo al concetto più sofisticato di ornarlo, lo sviluppo delle civiltà ha portato all’evoluzione della moda sino a renderla il complesso sistema che è oggi. Quest’ultimo è infatti costituito da una fitta rete di moltissime filiere di produzione e distribuzione apparentemente separate fra loro, ma in realtà profondamente interconnesse.
Va da sè che, in assenza di una più contemporanea sensibilità circa il tema della sostenibilità, nel suo processo di espansione tale sistema ha sfruttato risorse ambientali e sociali francamente senza remore, contribuendo inevitabilmente all’attuale emergenza ecologica.
La sovrapproduzione continua affiancata al parallelo abbassamento della qualità e della durevolezza dei capi dà vita a un loop consumistico deleterio, che prevede l’eterna produzione, l’acquisto e l’utilizzo breve (o nullo addirittura) di nuovi capi, che terminano in vere e proprie montagne di rifiuti tessili sparse nei territori delle comunità più povere del pianeta.
Il fenomeno del fast fashion è spesso considerato l’apice di questa deriva dell’industria della moda, dove l’utilizzo di materiali di scarsa qualità e gli ingiustificabili prezzi bassi mostrano chiaramente la falla nel sistema. Ma è giusto precisare che nel settore del lusso le cose non vanno tanto meglio. Numerosi sono infatti i casi di danneggiamento dell’ambiente e lo sfruttamento di manodopera da parte delle aziende dei grandi marchi, da cui si trae la lezione che solamente perché un capo costa di più, non significa che provenga da una produzione virtuosa (dal punto di vista dell’impatto ambientale) o che i suoi profitti siano distribuiti in modo più equo lungo la catena produttiva.
L’autrice di questo libro, Orsola de Castro, si fa così portavoce di un messaggio con scopo rivoluzionario: alimentare e diffondere una cultura dell’apprezzamento a discapito di quella dello sfruttamento.
Orsola de Castro è una leader, riconosciuta a livello internazionale, nel settore della moda sostenibile. Ha iniziato la sua carriera con From Somewhere, marchio upcycling pionieristico che ha lanciato nel 1997 e che è rimasto attivo fino al 2014, disegnando collezioni per Jigsaw, Speedo, Topshop. Nel 2006 è stata cofondatrice dell’iniziativa Estethica del British Fashion Council all’interno della London Fashion Week che ha curato fino al 2014. Nel 2013 co-fonda Fashion Revolution, un movimento globale che si è diffuso in più di novanta paesi. Orsola è relatrice, mentore e Visiting Fellow presso il Central Saint Martins alla London University of the Arts.
I vestiti che ami vivono a lungo è il suo primo libro, pubblicato da Corbaccio editore.
Secondo le parole dell’autrice non si tratta di un manuale sul “come fare”, ma di un libro sul “perché fare”. Un libro per riparare vestiti e creare cambiamenti. Perché se l’industria della moda viene chiamata in causa nella sua interezza, significa che anche le nostra abitudine e pratiche culturali, volte al consumismo insaziabile, vengono messe al vaglio.
Riparare e riadattare sono gesti rivoluzionari. Compierli significa fare scelte personali su base quotidiana, che diventano azioni politiche. È come impugnare ago e filo per riparare ciò che altrimenti sarebbe scartato, è un gesto che richiama conoscenze dimenticate, capaci di trasformare il diffuso anonimato standardizzato odierno in qualcosa di sorprendentemente unico e maggiormente affine a noi.
Come sostiene l’autrice, la moda etica e sostenibile nient’altro è che la moda nel senso originario del termine: quella cioè che nasce da passione, talento, eredità culturale, maestria e coraggio. Questa è moda, il resto non lo è.
I vestiti che ami vivono a lungo si articola in dieci capitoli che, nelle mani del lettore, diventano dieci passi da compiere per conoscere, imparare, riscoprire e mettere in atto azioni concrete circa tutto ciò che concerne i vestiti. Riparare, riadattare e rindossare sono pratiche che obbligano a ripensare il modo in cui si percepiscono le cose. L’obiettivo non è goderne meno, ma in modo diverso. In termini di guardaroba significa ristabilire un legame personale con i propri vestiti, sviluppare quello stile unico tanto agognato, ma in modo genuino, dove materiali, forme, linee e stampe diventano statement di chi si è o si vuole essere.
Con questo libro Orsola de Castro ci insegna che scegliere la sostenibilità non significa abbracciare una tendenza passeggera per sentirsi meglio con sé stessi e il mondo, ma è sinonimo di vivere puntando all’equilibrio, alla qualità e al rispetto.