Un videoclip è una breve opera video che serve a tradurre in immagini e a promuovere un brano musicale. Nonostante i numerosi precursori e progenitori (basti pensare ai film dei Beatles negli anni 60), il primo videoclip che la storia riconosce come tale è Bohemian Rhapsody dei Queen, diretto da Bruce Gowers nel 1975; tuttavia è stata la nascita di MTV, nel 1981 a lanciarlo come genere e a dargli una fisionomia più precisa.
Da allora l’attenzione verso questo prodotto dell’industria delle immagini è stata sempre crescente, fino a destare, negli anni Ottanta e ancora di più nei Novanta, l’attenzione di artisti, cineasti e intellettuali.
Bruno Di Marino, dopo aver ripercorso alcune tappe fondamentali della storia del genere, ne mette a fuoco alcune caratteristiche essenziali: prima di tutto l’ambiguità di fondo, il suo essere sempre in bilico tra istanze commerciali e creatività. Il clip musicale infatti ha vissuto, e vive tuttora, su questo crinale, nonostante sia da molti riconosciuto come una vera e propria forma artistica in cui si realizza uno stimolante crossover tra i linguaggi del cinema, della televisione, delle arti visive.
Il libro prosegue poi secondo una disposizione tematica, analizzando separatamente la questione del corpo e dell’immagine erotica (ad esempio nei video di Madonna e George Michael); la differenza tra video narrativi e video live e la connessione che spesso si instaura tra sperimentalismo musicale e sperimentalismo delle immagini. Il capitolo “Cinema, narrazione, autoreferenzialità” prende in esame le varie forme del clip narrativo e meta-narrativo e i suoi numerosi richiami a film-cult della storia del cinema (come Tonight, tonight degli Smashing Pumpkins che riprende l’immaginario di Meliès).
Vengono poi analizzate alcune figure di registi che, nonostante vengano spesso messi in ombra dal giganteggiare delle rock star, presentano personalità e stili definiti. Come l’olandese Anton Corbijn, autore di video dei Depeche Mode e dei Nirvana e Jean Baptiste Mondino, campione del glamour per Madonna e Neneh Cherry. Esiste poi una lunga lista di artisti e cineasti che si sono cimentati con il videclip come Doug Aitken, Robert Longo, Damien Hirst, Cris Cunnigham e perfino un insospettabile Michelangelo Antonioni che girò nel 1984 “Fotoromanza” per Gianna Nannini.
Il volume si chiude con una sezione curata da Lara Nicoli che raccoglie una selezione dei “50 videoclip più significativi della storia”.
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purtroppo questo libro è introvabile!
Mi hanno detto che non esiste più la Castelvecchi!
Vorrei sapere come poterlo avere
Grazie!