Per conoscere la vita personale e non professionale degli artisti italiani non ci sono molti strumenti, a parte i cataloghi di mostre personali o antologiche, che di norma analizzano le opere d’arte e raramente si soffermano sulla dimensione privata dell’artista. In assenza delle ottime biografie pubblicate dalla casa editrice Essegi dal 1982 al 1997 nella collana Artisti Contemporanei, non sono frequenti i testi che esplorano la biografia degli artisti a tutto tondo, raccontando episodi tratti dalla quotidianità che si rivelano significativi per comprendere in profondità il loro percorso creativo. Ragion di più per apprezzare un libro come Mario Merz: The Artist and the Work, Materials for a Portrait di Giorgio Verzotti, pubblicato da Magazzino Italian Art Foundation.
Si tratta della versione inglese del testo Mario Merz L’artista e l’opera, materiali per un ritratto, edito da Christian Marinotti Edizioni nel 2018, ma di fatto la nuova edizione ha un aspetto diverso, frutto del lavoro dei designers Beatriz Cifuentes e Yoshi Waterhouse, oltre ad essere stato arricchito da una serie di immagini che riproducono le opere dell’artista presenti nella collezione di Giorgio Spanu e Nancy Olnick, fondatori del Magazzino a Garrison (USA) tra le quali spicca l’opera storica Che fare ? (1968-1973), insieme a Igloo con vortice (1981) e La natura interloquisce sempre con se stessa? (1977).
Nella prefazione, Laura Cherubini illustra la natura di un volume «che attraversa momenti della vita di Mario, partendo dalla casa liberty di suo padre, un inventore sui generis. Quando è ancora giovane Merz partecipò alla Resistenza, per finire nella prigione delle Carceri Nuove (dove conobbe il futuro critico e gallerista Luciano Pistoi), ed è lì che cominciò a praticare il disegno, ritraendo i suoi compagni prigionieri e realizzando che l’arte poteva essere utile a portare gioia in un luogo di sofferenze».
La chiave e l’interesse del libro è innanzitutto la sua struttura, che si compone di 12 capitoli redatti da Verzotti, un’introduzione dell’artista Remo Salvadori e un lucido racconto dell’evoluzione del rapporto con Mariano Boggia, ex assistente di Mario e già Presidente della Fondazione Merz a Torino. «Mario dava molta attenzione al contesto, alla cultura e alla tradizione dei luoghi in cui esponeva le sue opere: in questo senso aveva una sensibilità fortissima», racconta Boggia. Il volume è ricco di aneddoti curiosi, come il pappagallo che Jannis Kounellis parcheggiò nel 1968 a casa di Mario e Marisa in via Santa Giulia a Torino, finito nelle mani della figlia Beatrice, strillava continuamente e diceva “Mamma, Mamma!”.
Queste brevi ma intense narrazioni, che svelano dettagli poco noti della vita di Merz, sono precedute, nell’edizione americana, da cinque testimonianze di persone vicine all’artista in momenti particolari della sua carriera: Daniela Salvioni, Dieter Schwarz, Pietro Spartà, Vicente Todolì e il sottoscritto.
Infine, vorrei segnalare le parole di Remo Salvadori, che definisce il rapporto con Mario «un confrontarci da viaggiatori con una dimensione complessiva e un ritmo vitale che dominava su tutto». Un libro speciale, intenso e poetico: un utile strumento per conoscere meglio la vita di un grande maestro, che Giulio Paolini aveva definito «ultimo grande pittore di natura».
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Non posso che esprimere gratitudine.
Sono profondamente commosso tanto quanto la prima volta che ho letto il libro in Italiano, pensando subito a condividerlo con i nostri amici. Grazie Ludovico, Grazie Giorgio, Grazie Mariano, Grazie Giulio, Grazie Christian, Grazie Laura, Grazie Remo, Grazie Yoshi, Grazie Beatriz, Grazie Daniela, Grazie Dieter, Grazie Pietro, Grazie Vicente, Grazie Tacita. Un particolare ringraziamento a Karolina, Ambra, Vittorio e tutto il Team Magazzino per il supporto ricevuto. Ma il più grande ringraziamento va a Mario per averci ispirato, sono certo che da lassù ci guarda, sorride e brinda con noi. Giorgio