17 luglio 2020

xbooks #2. Territori, coltivazioni e singolarità: Countryside di Rem Koolhaas

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Seconda puntata della nostra rubrica dedicata alle parole del contemporaneo. In tema d'ambiente, oggi vi raccontiamo Rem Koolhaas e il suo "Countryside"

Countryside, Rem Koolhaas

Rem Koolhaas e il suo Countryside è il protagonista della nostra seconda tappa nei libri della rubrica xbooks. Un libro singolare dove vengono scoperchiati vecchi sepolcri e problemi sempre taciuti. Lo abbiamo letto per voi. 

Mentre Jair Bolsonaro dà il via libera in Amazzonia ai cercatori d’oro e ai disboscatori legali e illegali che se ne impipano della salute del Pianeta, mentre anche in Italia nel nostro piccolo facciamo il possibile, e in questi giorni la tutela del Piano Paesaggistico della Sardegna (2006) rischia in parte di naufragare per i soliti appetiti cementizioimmobiliari, al Solomon R. Guggenheim Museum di New York va in scena qualcosa d’ interessante. Si tratta della mostra “Countryside. The Future”, curata da Rem Koolhaas e da alcuni stretti collaboratori del suo studio AMO. Ne diede notizia il 7 Maggio su “Il Fatto Quotidiano” perfino Salvatore Settis, autore di libri che andrebbero letti sin dalle scuole medie per capire cosa sia il paesaggio italiano e come vadano protetti i beni comuni. “Countryside. The Future – sottolinea Koolhaas – NON è una mostra d’arte”.

Countryside. A report di Rem Koolhaas
Countryside. A report di Rem Koolhaas

Una dichiarazione che ha dell’incredibile se penso a musei e gallerie che organizzano celebratissime mostre d’arte da sbadiglio, con biglietti dell’autobus dell’artista da giovane, le foto di lui con nonna e mammà, il vasetto della prima pipì e altre analoghe significative reliquie. Per la prima volta il Guggenheim ospita una mostra del genere – scrive il direttore Richard Amstrong – visto che non comprende progetti e disegni dell’architetto e urbanista olandese, ma persegue – con materiali visivi su avvenimenti economici, statuti sociali, problematiche ambientali, racconti di aspirazioni umane – una riflessione culturale e nettamente politica su questioni nevralgiche della vita sulla Terra: l’abbandono delle campagne; la trasbordante percentuale di esseri umani annidati nelle città; i livelli d’inquinamento nel cibo, nella terra, nel mare; le diseguaglianze sociali nelle città sempre più esplosive; l’invasività delle tecnologie nella psiche umana. Il libro tascabile “Countryside. A Report”, edito (solo in inglese) da Taschen dà conto di tutto questo. Un viaggio di apprendimento che fa scalo in Siberia e in Kenia, a Riace e in America, in Giappone e in Cina… Ed è un libro curioso, composto da molteplici frammenti, in un percorso che non ha un centro e che spinge il lettore verso un frantume di storie e interviste dove si affacciano esperienze su territori, pratiche di coltivazioni, scelte di assoluto interesse e singolarità. In modo benemerito vengono poi scoperchiati vecchi sepolcri, taciuti problemi dell’Africa risuscitati a suon di realtà: l’invasione colonialista della Cina, l’immissione del modello occidentale di agricoltura intensiva in un Paese che viveva di agricoltura familiare, etcetera… Tuttavia, the countryside, “Ignored Realm” secondo Kolhaas nel testo introduttivo, richiede nuovi modelli immaginativi, per fortuna già attivi se penso alle pratiche e alle teorie di un Gillès Clement, o alla ricerca di uno Stefano Mancuso. E se opporre campagna a città ha a che fare con un modello culturale vecchio e obsoleto, per fare del mondo un posto migliore, infine “We should imagine Zola on Brands, Dickens on gated communities, Whitman on Facebook, Tolstoy on Zuckeberg, Proust on the Smart City” .

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