La scelta intende premiare una città che si è conquistata, nel tempo, un posto di rilievo sulla scena culturale europea, diventando uno dei luoghi maggiormente rappresentativi delle nuove correnti dell’arte contemporanea, sede di importanti istituzioni museali ma soprattutto centro di forte richiamo culturale, di dibattito e di confronto per giovani artisti. Le istituzioni culturali pubbliche e private hanno colto l’occasione per organizzare eventi di forte impegno e richiamo (su tutti l’Internationale Summer Festival, evento musicale giunto alla 48° edizione) ma neppure le associazioni e i gruppi culturali locali hanno tradito le aspettative, sviluppando progetti che finiscono per divenire un tutt’uno con la Biennale, dal festival digitale dal titolo hEXPO all’International Festival of Street Theatre, dal Trnfest (musica, teatro, danza, performance, mostre il tutto a carattere internazionale) alla terza edizione del Festival of Theatre and Dance.
Insomma una città che veramente ha offerto, in questa stagione, una prova egregia delle sue potenzialità, mostrando i muscoli di una pacifica quanto collaborativa e impegnata convivenza tra istituzioni culturali pubbliche, private e associazionismo culturale autogestito.
Se l’ultima Biennale veneziana si era segnalata per la scelta di coinvolgere tutta la città nella partecipazione all’evento artistico (d’Apertutto), qui si è andato anche oltre, coinvolgendo vari soggetti impegnati nella promozione e diffusione culturale, nei più svariati campi.
Venendo a parlare dell’evento principale, Manifesta 3 appunto, diremo innanzitutto che qui si intende rappresentare una selezione dei migliori artisti giovani europei, di coloro cioè che non hanno ancora avuto riconoscimenti di rilievo a livello internazionale e che sono ancora ai margini della popolarità e del mercato.
Dunque una notevole vetrina per scoprire nuovi talenti e correnti, ma soprattutto un’occasione per osservare da vicino i sentieri sui quali si sta incamminando l’arte dei prossimi anni. “Borderline Syndrome. Energies of Defence” è il sottotitolo dato all’edizione presente di Manifesta, intendendo così sollecitare artisti e visitatori ad una riflessione per il superamento delle barriere e delle divisioni che le recenti vicende politiche e militari hanno causato. Un’utopia forse, ma che almeno coloro che si adoperano e lavorano nei campi della cultura e dell’arte si mobilitino in questa direzione, ci pare francamente giusto e per nulla retorico, specie dalla posizione di finestra privilegiata qual è la Slovenia. E, in quest’ottica, la sorpresa non manca nel constatare che molte delle opinioni diffuse dai canali dell’arte istituzionalizzata risultano, alla luce della Biennale di Lubiana, alquanto errate. Credevamo di essere nel tempo dell’immagine ad ogni costo, fine a se stessa, della mancanza di ideali, del culto della rappresentazione e dello spot, credevamo di essere nel mondo onirico e tecnologico di Mariko. Niente di tutto ciò: questi giovani dimostrano, al contrario, una straripante esigenza di comunicazione, una complessità di pensiero tutt’altro che banale, una partecipazione forte alle problematiche sociali ed una conoscenza profonda dei temi che ad esse sottendono. Certo, talora l’utilizzo degli strumenti (video, fotografia, ecc.) può apparire ingenuo, incerto e artificioso talaltra i progetti risultano realizzati senza la cura che li caricherebbe del fascino che attira, coinvolge ed incuriosisce il visitatore; e tuttavia le opere riescono ugualmente a trasmettere la genialità, l’inquietudine creativa, la carica sorgiva di una comunicatività immediata, e spesso quel senso di onnipotenza che appartiene a chi ancora non deve rendere conto a nessuno e volteggia senza rete. Siamo, se volete, di fronte ad un’arte primitiva che non ha ancora scoperto tutti i trucchi del mestiere, ma ha idee e sa dove vuole arrivare.
A conti fatti si potrebbe dire che alla base di quasi tutti gli artisti vi è la forte sensibilizzazione per le tematiche sociali, certamente acutizzata dalle vicende politiche che hanno caratterizzato l’area balcanica. Ma l’arte, come spesso avviene, proprio dalla tragedia e dalla sofferenza sa trarre linfa vitale, operando una sorta di catarsi.
Gli esempi potrebbero sprecarsi, specie nel secolo appena trascorso: dai pittori degenerati dell’epoca del nazismo, agli artisti avversi al regime sovietico, per non parlare della grande stagione italiana nel periodo delle due guerre e quello immediatamente successivo.
« Nous ne sommes pas les dernières » (Zoran Music).
Per l’illustrazione di una selezione di opere ed artisti partecipanti a Manifesta 3 si rimanda all’articolo specifico.
Alfredo Sigolo
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