La morte ti fa bella (1992) di
Robert Zemeckis potrebbe essere il sottotitolo alle immagini realizzate da
Armin Linke (Milano, 1966). Immagini per lo più di medio formato, quasi tutte con la nota suddivisione dello spazio, all’interno della cornice, nella metà superiore la fotografia col formato di un rettangolo allungato e, nella metà inferiore, lo spazio bianco del passepartout, con un’equilibrata composizione e una certa raffinatezza estetica. Inquadrature centrali, all’altezza del soggetto, senza esasperazioni e senza intervento sui colori. Foto, quindi, di un’evidente armoniosa bellezza.
Ma, dietro questo equilibrio formale, quest’apparente proporzionata grazia, celano invece paradossi, sgretolamenti, profonde desolazioni, distruzioni, disfacimenti, violenze e soprusi. Quelli che l’uomo compie, in nome del progresso e dell’economia, quotidianamente sui suoi simili e sull’ambiente. Come un antropologo, Linke registra incessantemente, con uno sguardo a tutto tondo (dalle pianure alle città, dalle architetture agli strumenti tecnologici), i cambiamenti forzati della società e della natura. Prediligendo uno degli aspetti intriseci della fotografia, quello della documentazione, sostituisce i ritratti delle “tipologie” umane (
Walker Evans,
Diane Arbus,
August Sander) con i “ritratti” delle trasformazioni contemporanee del mondo. E in questa sorta di “atlante” fotografico, la Terra appare veramente piccola, perché il susseguirsi delle foto rimbalza da un punto all’altro del globo: da Genova a Lagos, da Roma a Teheran, da Qalqilyah a Berlino, da Varanasi a Losanna, da Karkut al Polo Nord, da Hattian a Dubai.
Come un grande occhio divino, posto al di sopra dello spazio e del tempo, con una sorta di dono dell’ubiquità, Linke sembra essere ovunque. Con le sue foto, drammaticamente belle, ha registrato gli inesorabili cambiamenti sociali e politici, nonché lo svolgimento di alcuni straordinari o drammatici, e ancora oscuri, episodi. È presente alla festività di Mahakumhmela (Allahabad, India, 2001) e al G8 di Genova (2001) durante lo schieramento delle forze dell’ordine nella piazza, ormai tristemente nota, Gaetano Alimonda; al tv show nella
The Synagogue, Church of all Nations (Lagos, Nigeria, 2000); alla parata
Saddam Hussein’s Birthday (Karkut, Iraq, 2002); alla
Ceremony for the nomination of bishops (Vaticano, Roma, Italia, 2002).
Archivio iniziato a partire dai suoi primi viaggi nel 1987 fino a quelli compiuti nel 2005, la mostra offre questo lungo arco di spostamenti e di catalogazione (circa trentamila sono i provini che compongono il suo schedario), sempre svincolato da ogni specifico genere. Anzi, muovendosi liberamente da un genere all’altro: dal paesaggio al ritratto, dall’architettura alle infrastrutture tecnologiche.