L’urgenza creativa è quanto mai presente nelle opere attualmente esposte alla Galleria Marconi. Gli ultimi lavori di Maurizio Di Feo (Gioia del Colle, 1977) si alternano sulle pareti alla produzione di Cristian Frisoni (San Marino, 1973) in un apparente equilibrio frutto di un sapiente allestimento. A prima vista tanti sembrano i particolari comuni: dall’uso di una gamma cromatica essenziale, all’accentuazione plastica delle superfici e dei soggetti, alla forte eloquenza espressiva delle opere. L’accostamento fra i due giovani artisti si riduce però, quanto più ci si avvicina al loro lavoro ed alla loro personalità.
Nelle opere di Cristian Frisoni il soggetto sembra un puro pretesto sottomesso alla necessità espressiva dell’artista. Una pittura gestuale, e l’uso esclusivo del chiaroscuro rendono le tele estremamente evocative escludendo un qualsiasi compiacimento estetico spostando, invece, l’attenzione del fruitore su ciò che è oltre l’immagine. Una donna, definita con rapidi tratti che si fanno più fitti e descrittivi in corrispondenza del volto e delle mani, rappresentata di tre quarti o in primo piano, è la protagonista unica delle cinque opere esposte. Nonostante questa figura femminile sia identificabile con la
Maggiormente sofferta e meditata è la genesi della produzione di Maurizio Di Feo il quale fa seguire il gesto artistico a una necessità ideologica. Le proprie opere rivelano un’attenta ricerca: dalla scelta del supporto, reso estremamente espressivo dall’uso dell’alluminio zincato o del ferro, alle tinte orientate su un chiaroscuro animato da velature cromatiche inaspettate, fino alla selezione accurata del soggetto.
Come fosse un processo di trasformazione fisica l’artista porta nei suoi lavori forti testimonianze di disagio sociale. Nel trittico Evoluzione umana secondo il progetto dell’Io un volto viene gradualmente privato della propria fisionomia e della possibilità di esprimersi raggiungendo quell’omologazione visivamente fisica ma drammaticamente mentale alla quale conduce una società schiacciata dal potere costituito e dalla dittatura indiretta dei mezzi mediatici. La reazione a tale processo è vista in coloro i quali compiono gesti estremi, arrivando a rischiare e a sacrificare la vita, per perseguire un ideale. Questo il concetto alla base di opere come Fonte battesimale e l’Angelo irlandese nelle quali si può distinguere un livello descrittivo, la rappresentazione dell’azione, da uno mentale, trattato in modo più grafico, che suggerisce le motivazioni che spingono a certe scelte.
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