Torna finalmente protagonista nello scenario della Mole Vanvitelliana l’arte contemporanea. E lo fa non solo con artisti di fama internazionale, ma con l’intento di inaugurare, proprio con la rassegna Present for heaven, uno spazio dedicato permanentemente a sperimentazioni contemporanee. L’appuntamento, che si riproporrà annualmente, indica già dal titolo la volontà di offrire alla città di Ancona e in particolare al porto, come luogo di scambio culturale e commerciale, l’occasione di gettare uno sguardo sullo stato attuale dell’arte.
La prima mostra in programma, Currently in the sky, è dedicata al giovane artista polacco Kuba Bakowski (Poznan, 1971), la cui opere trovano una perfetta ambientazione nelle sale ancora in fase di ristrutturazione della Mole, proiettando il visitatore in una dimensione quasi fantascientifica. Muovendosi con disinvoltura tra diversi linguaggi, dall’installazione al video alla fotografia, Bakowski crea, con pungente ironia da un lato e ferma consapevolezza dall’altro, uno scenario forse irreale, forse futuristico, ma sicuramente inquietante per le profonde riflessioni da cui è generato.
Appena all’ingresso dell’esposizione, un mappamondo gonfiabile circondato da ventilatori accesi ci avverte immediatamente del precario equilibrio in cui si trova il nostro pianeta e nel quale di conseguenza noi stessi viviamo. È uno sguardo preoccupato e partecipe quello dell’artista, ma allo stesso tempo sarcastico, disincantato, distaccato; come di chi da un punto di vista lontano e privilegiato osservi la Terra.
Così come fece Yuri Gagarin, il primo astronauta ad orbitare intorno al nostro pianeta, a cui Bakowski rende omaggio con l’opera Light One in Ether, del 2006. Attraverso l’originalissimo espediente di una semplice t-shirt su cui è stampato il volto del russo Gagarin, l’artista sembra volerne evocare la corporea assenza ‘riempiendo’ letteralmente la maglietta solo dell’aria di un ventilatore.
In molte opere è evidente il costante riferirsi al viaggio e soprattutto ad una dimensione spaziale, extraterrestre. L’idea di una realtà futura in cui esisterà addirittura un ‘Museo della Terra’, come mostrano le foto della serie Museum Of Earth On 433 Eros (2006), per le quali l’artista utilizza materiale fotografico originale della Nasa. Anche le mini-navicelle spaziali dell’opera Spaceships, Explorers, Samplers And Other Explorative Devices (2006), create con pillole e capsule medicinali vere, si pongono come metafora della nostra incapacità di vivere senza una deleteria tendenza all’autodistruzione. Fino ad arrivare al cuore della mostra, dove emerge dal buio, tra i suoni sordi e ripetuti dei video, A Boy And His Dog (2006), riproduzione a grandezza naturale dell’artista e del suo cane a passeggio. L’utilizzo della vetroresina accentua il senso di alienazione creato dall’installazione; sia l’artista che il cane sono reduci di un’era post-atomica, entrambi equipaggiati di abiti e accessori d’emergenza, forse improvvisati ma necessari alla sopravvivenza in un mondo distrutto, annientato dalla parassitaria presenza dell’uomo.
È una riflessione sottile quella che porta Bakowski a dare vita ad invenzioni tanto fantasiose e irreali quanto perfettamente rispondenti alla verità. Opere che svelano impietose le problematiche più profonde e inespresse della nostra esistenza, ma con intuizioni così creative da conferire un senso poetico e affascinante anche a quell’ineluttabile dimensione apocalittica messa in scena alla Mole di Ancona.
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