Una schiera di
excellentissimi pictores, per ricreare in un borgo
periferico quello stesso fervido clima di rinnovamento culturale che papa Sisto
V aveva promosso a Roma. Caravaggio, Guido Reni, Guercino, Mattia Preti, grandi
protagonisti per importanti committenze assegnate loro dal Cardinale
Giambattista Pallotta per le sontuose sale della dimora dell’illustre famiglia a
Caldarola, gioiello rinascimentale dell’entroterra maceratese.
Sono diversi anni ormai che Vittorio Sgarbi si è
accreditato come un instancabile organizzatore di eventi legati alla
rivalutazione e alla divulgazione sul territorio dei tesori artistici presenti
nelle Marche.
A soli due anni di distanza dal successo registrato con la
esposizione dedicata a Simone De Magistris, arriva ora questa mostra,
impegnativa non solo per chi andrĂ a visitarla, ma anche per gli ideatori, che
hanno dovuto prodigarsi in una difficoltosa operazione di raccolta delle tele
ovunque disperse,
dopo che gli eredi furono costretti a metterle in vendita per
risanare il bilancio familiare.
Da queste premesse muove il raffinato e intelligente
percorso ricreato all’interno delle stanze del Palazzo, dove a rotazione sono
esposte complessivamente poco meno di settanta opere arrivate da diversi musei
e collezioni private. Suggestivo il passaggio tra le sontuose decorazioni della
stanza del Paradiso, che era luogo deputato alla meditazione del cardinale,
dove è palpabile un’atmosfera di sospensione temporale che coinvolge il visitatore
e ne accresce ancor piĂą la fascinazione. Ovunque la cultura e la personalitĂ
dell’insigne porporato rifulgono in quell’ardua misura che gli artisti e il
committente seppero trovare tra progetto artistico e interesse politico.
Quasi tutto il percorso è costellato dalla presenza di
quadri di soggetto sacro, a dimostrazione che nello splendore del contesto
controriformistico, Caldarola aveva assunto i contorni di un vero e proprio
centro di irradiazione delle tendenze culturali del tempo.
La sezione più nutrita di capolavori è quella dedicata ai
protagonisti della scuola seicentesca bolognese, c
he Giambattista Pallotta
frequentò durante il periodo in cui fu legato papale a Ferrara. Sono presenti –
tra le opere più note – il
San Sebastiano e l’
Ecce homo di
Guido Reni; il
Cristo scaccia i mercanti
dal tempio – in
prestito dalle raccolte comunali genovesi di Palazzo Rosso, dove è confluito un
nucleo consistente dei dipinti Pallotta – e due versioni della
Sibilla del
Guercino; l’
Angelo custode del
Domenichino – di ritorno dal Museo di
Capodimonte di Napoli -;
Clorinda libera Olindo e Sofronia dal rogo di
Mattia Preti.Anche la scuola marchigiana è ben rappresentata da artisti
del calibro di
Giovan Francesco Guerrieri, Simone Cantarini detto Il Pesarese e
Giovan Battista Salvi detto
Il Sassoferrato,
di cui quest’anno ricorre il quarto centenario della nascita
.
Caravaggio invece è qui rappresentato dall’immagine dolente della
Maddalena e da quella meditabonda di San Francesco – di ritorno dal Museo Ala
Ponzone di Cremona -, entrambi colti dall’inquieta capacità visionaria dell’artista
in uno stato di profonda intensitĂ emotiva.
Sfilano anche, tra dipinti del
Maratta e di
Giovanni Lanfranco,
mirabili tele di
Benvenuto
Garofalo, tra cui
La sacra famiglia.