Usiamo
comunemente l’espressione “catturare un ricordo” quando intendiamo appropriarci
di un episodio, un momento, un’immagine che altrimenti rischierebbero di
sfuggirci, di volare via senza lasciare alcuna traccia. Questo modo di dire fa
pensare a un’azione “crudele”, che porta a imprigionare qualcosa pur di
conservarlo, di averlo per sempre vicino, immutato. O di poterne disporre a
piacere, di poterlo controllare, tirar fuori a comando o dimenticarlo se non
interessa più.
Nel
“catturare un ricordo” c’è un pizzico di violenza, di cattiveria, di volontà di
sopraffazione. E se il ricordo da imprigionare non è un’immagine esterna, ma
un’idea, un pensiero che affolla la mente, allora catturarlo significa
imbrigliarlo in una forma, renderlo materialmente concreto, portarlo dallo
spazio mentale alla realtà. E guardarlo finalmente con distacco.
Quando Flavio
Favelli (Firenze,
1967; vive a Savignano, Forlì) prende la
parola durante l’inaugurazione della sua mostra a Pesaro, usa un termine forte
per spiegare com’è nata l’idea della Rotonda: “Volevo uccidere questo
ricordo che mi accompagna fin dall’infanzia”. Suona leggermente paradossale l’affermazione,
sia perché da qui in qualche modo ha avuto inizio il suo percorso artistico, sia
perché la memoria rievocata è legata a una sepoltura.
Favelli
ha otto anni quando vede il Mausoleo di Teodorico a Ravenna. È in viaggio con
sua madre e per la prima volta un monumento gli appare immerso nel vuoto della
campagna e non all’interno di un contesto urbano, come normalmente si sarebbe
aspettato. “
Fu la prima volta che con consapevolezza vidi un’opera d’arte”, afferma lo stesso artista. Un
punto di partenza fondamentale, quindi.
L’ex
Chiesa del Suffragio a Pesaro, uno spazio dodecagonale raccolto e armonioso,
diventa quindi la prigione ideale per il ricordo dell’artista. L’“anomalia” di
un’opera d’arte esposta nell’isolamento della campagna, viene in qualche modo
ricomposta grazie al suo inserimento all’interno di uno spazio architettonico
definito. La riproduzione proposta da Favelli non è una copia fedele del
mausoleo, ma la concretizzazione di un modello ideale. Il sepolcro viene
ribattezzato La Rotonda, secondo la denominazione medievale, ed è realizzato in
legno, utilizzando, secondo una pratica cara all’artista, oggetti di recupero:
vecchie ante d’armadio e assi di legno. Il risultato è un’architettura
equilibrata, che dialoga senza soggezione con lo spazio che la ospita.
Lungo le
pareti della chiesa sono allineate luci al neon che illuminano freddamente
questa voliera cieca, accrescendo la sensazione di trovarsi davanti a un
fragile prigioniero che non desidera la sua libertà. Fuori dalla chiesa, sulla
parete del loggiato adiacente, una collezione di vecchie cartoline del
Mausoleo, colorate a mano e incorniciate, moltiplica il ricordo di questa
spettrale e misteriosa sepoltura.
articoli
correlati
Favelli
e il disagio mentale
Al
Museo Marini di Firenze
Favelli
da Fotografia Italiana a Milano
video
correlati
Alla
Fondazione Sandretto per Ambient Tour
stefania
fois
mostra
visitata il 20 marzo 2010
dal 20 marzo al 16 maggio 2010
Flavio
Favelli – La Rotonda
a cura di Simona Brunetti
Centro Arti Visive Pescheria
Corso XI settembre, 184 – 61100 Pesaro (PU)
Orario: da martedì a
domenica ore 10-12 e 17.30-19.30
Ingresso libero
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0721387651; fax +39 0721387652;
centroartivisive@comune.pesaro.ps.it; www.centroartivisivepescheria.it
[exibart]