Categorie: marcheabruzzi

Fino al 16.X.2016 | Jannis Kounellis | Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro

di - 30 Agosto 2016
In occasione dei vent’anni di attività del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, Jannis Kounellis dà vita a una mostra senza nome, curata da Ludovico Pratesi e composta da due grandi installazioni senza titolo, un epilogo essenziale della produzione più matura dell’artista, del tempo e del luogo in cui opera.
La preziosità della Pescheria di Pesaro consiste nella sua struttura, ereditata dal passato di una città che cambia, dalla traccia che il vissuto popolare ha lasciato: accorpando la sede di un antico mercato del pesce, dal colonnato simile a un tempio greco, e una chiesa seicentesca a pianta dodecagonale, si è ricavato uno spazio che offre sia un’apertura luminosa verso l’esterno che un raccoglimento intimo nella sala interna.
È in questo edificio, ancora fortemente caratterizzato da lontani echi del lavoro e del rito sacrale, che Kounellis, artista di origine greca, storicizzato come aderente dal ‘67 al movimento Arte Povera, si inserisce, creando appositamente opere site specific, senza escludere nessuno dei tratti più caratteristici del proprio linguaggio.
La sala d’ingresso viene scandita in tutta la sua profondità da sacchi di iuta colmi di carbone polveroso, adagiati su altalene fissate alle alte capriate del soffitto; sottostante giacciono, coperte da lenzuoli, putrelle in ferro, tubature di acciaio, elementi post industriali dei quali si intuisce la forma ma si percepisce l’assenza, ormai decretata dai bianchi sudari.
Seguendo la conformazione dello spazio espositivo, raccolto e cupo, all’interno dell’ex Chiesa del Suffragio si presenta invece una fila di cinque carrelli neri, tratti dall’immaginario della miniera, sui quali sembra siano stati abbandonati mucchi di cappotti, neri anch’essi; la rotaia su cui sono disposti è circolare, e non porta in alcun luogo se non all’inesorabile simbologia di sé stessa.
Una sensazione di sospensione e morte avvolge tutti gli oggetti che nella loro composizione formale diventano presenti simulacri di una vita passata, di un’esistenza offuscata che si può intravedere solo nell’intervallo temporale del museo; il potere conferito ai materiali è invece quello di evocare sia sé stessi che qualcosa di “altro da sé”.
Mentre nel lontano ’69, alla galleria romana L’Attico, con l’opera Senza Titolo (Cavalli) Kounellis, legato al concetto della “mostra come atto unico”,  aveva trasformato lo spazio espositivo in stalla e l’arte in adesione totale alla vita, ora nella sede pesarese il cavallo al quale viene fatto trainare il piccolo convoglio su rotaia diventa apripista di una marcia lugubre.
La grandezza dei maestri si riconosce da un’immutabile capacità di raccontare il proprio tempo astraendo il tempo, rinnovandosi senza smentirsi, prendendo posizione senza tradirsi, riuscendo ad attribuire un respiro epico a materiali grezzi, un tono lirico alla tragedia che avvolge l’umano.
Il fattore imprevedibilità è l’elemento più affascinante che domina la dimensione delle arti visive: accade spesso di coinvolgere grandi nomi capaci di generare forte risonanza per il territorio e la sede da promuovere, ma può capitare anche che il risultato finale sia svincolato dalle aspettative di partenza, lasciando all’artista l’ultima parola o meglio, l’ultimo atto.
Giulia Ronchi
mostra visitata il 19 Luglio
Dal 16 giugno al 16 ottobre 2016
Jannis Kounellis
Centro Arti Visive Pescheria
Corso XI Settembre 184, 61122 Pesaro
Orari: da martedì a domenica: 16.30-19.30 / giovedì apertura serale: 21.00-23.00

Nata a Pesaro nel 1991, è laureanda nel corso di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l'Accademia di Brera. È residente a Milano dove vive e lavora come giornalista freelance per diverse testate di arte, concentrandosi sul panorama contemporaneo tramite news, recensioni e interviste su online e cartaceo. Oscilla tra utopia e inquietudine; ancora tanti sogni da realizzare.

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