Con queste parole Adolfo De Carolis descrive l’importanza della xilografia in un suo breve trattato del 1924, “La xilografia” appunto: non un’arte minore, ma un procedimento che nelle intenzioni dell’autore mantiene una propria dignità artistica in ogni sua fase, che l’autore deve seguire personalmente, dal disegno alla stampa, al fine di mantenere le finalità che vi proietta nell’idea iniziale.
La mostra di Ascoli Piceno offre un campione interessante dei risultati ottenuti dall’artista marchigiano in questo campo.
Tra esse alcune offrono una galleria di personaggi familiari comprendente, oltre al ritratto della sua onnipresente musa ispiratrice, la moglie Lina, i ritratti delle quattro figlie. Al 1908 risalgono invece alcune xilografie in cui De Carolis immortala momenti del lavoro della sua terra. La foce, Il varo, Il timone, Lido Piceno: una galleria in cui la fatica delle donne e degli uomini impegnati in mestieri legati al mare si elevano quasi ad una rappresentazione mitica del lavoro priva di motivazioni sociali, eppure fondante la vita della terra in cui nacque e che costantemente amò.
Altrove invece la rappresentazione di argomenti mitologici è pura; tuttavia appare difficile trovare una linea unitaria nell’intenzione rappresentativa: alla sostanziale rigidezza di L’ulivo (o Minerva) del ’17 o de L’Olimpo del ’26, in cui il tratto sembra volutamente evocare la pittura vascolare greca, si affianca il vigore drammatico de L’urlo di Achille dove le navi incombono su un campo di battaglia saturo di corpi e cavalli aggrovigliati; infine assistiamo alle morbidezze de L’aurora (’14) e di Ila (le Naiadi) del 1916, esemplari pregiatissimi poiché stampati su carta velina la cui delicatezza esalta l’intento coloristico e, soprattutto nel secondo caso, rende in maniera unica l’impalpabilità dei corpi immersi nell’acqua.
Il mito è ripercorso da De Carolis anche in un ciclo decorativo che l’artista donò ad Ascoli Piceno come riconoscimento del sostegno avuto in gioventù per i suoi studi. Si tratta dell’Allegoria del Piceno, completata nel 1908 per quello che allora era il Salone delle feste del Palazzo della Provincia.
Collegata alla mostra resta visitabile la Sala De Carolis a Montefiore dell’Aso, mentre altri lavori dell’artista sono esposti presso la Pinacoteca di Ripatransone.
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M.B.
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