Biancaneve solitaria si aggira fra i treni fermi sui binari. Non è la scena di una fiaba, è reale. Un’apparizione che non spaventa né inquieta, solo meraviglia. Familiare e consueta, Biancaneve si mostra riconoscibile, con la pettinatura e l’abito legati all’immagine disneyana. L’unica differenza sta nel fatto che è un po’ cresciuta. La galleria Pu-Rì, per il terzo appuntamento stagionale, trasforma nuovamente i propri spazi. Una doppia personale dove il tema della fiaba, evocativo e caro, assume toni insoliti e inaspettati.
Rita Vitali Rosati (Milano, 1949) presenta una serie di fotografie che la ritraggono mentre esegue un’azione performativa. Un lavoro già inserito dall’artista tra quelli proposti nell’ambito di un progetto più ampio. Attraverso
Operazione Spazio Virtuale, l’artista ha fatto pubblicare sue opere tra le pagine di riviste di settore, negli spazi solitamente riservati ai messaggi pubblicitari. Un utilizzo del mezzo d’informazione finalizzato alla riflessione sulla consonanza esistente tra linguaggio dell’arte contemporanea e pubblicità. Ogni foto è relativa a un differente progetto, che ha sempre l’artista quale protagonista.
In quest’occasione, oltre al numero della rivista che contiene l’intervento, Vitali Rosati presenta una serie di scatti della serie
Biancarita. Vestita da Biancaneve, con una grossa valigia in mano, l’artista cammina tra le persone in attesa del treno. Un elemento insolito, giocoso, in un contesto quotidiano, che funziona come una finestra temporale.
Un’apertura improvvisa su uno spazio parallelo: l’arte. Insieme a queste immagini, l’artista espone anche quattro fotografie inedite in cui si vedono
Biancaneve e i nani tra gambi e corolle di fiori morenti.
Alle opere di Rita Vitali Rosati,
Silvia Sorrentino (Senigallia, 1979) accosta una personale rielaborazione dei
Sette Nani. Avvalendosi delle sculture seriali che riproducono i nani disneyani, l’artista opera interventi atti a trasformare l’esistente. Un’operazione volta a sottolineare l’aspetto metaforico dei materiali utilizzati. In tal modo, il nano dipinto d’argento rimanda all’egocentrismo, mentre quello ricoperto di cera all’isolamento, diventando rappresentazioni dei moti dell’animo. All’atteggiamento individualista del primo segue l’incomunicabilità del secondo. Al nano rivestito di piume si associa la trasformazione legata a un discorso identitario e a quello avvolto di garze il malessere suscitato dalla malattia. Al soffocamento fa riferimento il nano messo sottovuoto, relativo ai compromessi sociali, mentre quello più autobiografico è pieno di sgocciolature di smalto per unghie e cemento, esplicito richiamo allo stato confusionale.
Posto in fondo alla galleria, il settimo e ultimo nano, fortemente simbolico. Nessun dubbio sul significato, risultando coperto di uno spesso e compatto strato di cenere.