Ancona celebra la visionarietà di
Valeriano Trubbiani (Macerata, 1937) allestendo una mostra di quarantuno opere -per la maggior parte inedite, benché composte in un arco di tempo che va dal 1979 al 2006- che l’artista ha dedicato alla sua città d’adozione. Si tratta in massima parte di disegni dilavati su cartoncino di vario formato e colore, realizzati a inchiostro e a tempera mediante una tecnica analiticamente miniaturizzata. Ma la Pinacoteca civica ospita altresì alcune incisioni e acquarelli, nonché il modellino della scultura bronzea
Mater Amabilis.
Artista tanto riservato e indifferente al compiacimento nella vita quanto rigoroso nelle scelte artistiche, Trubbiani si rivela padrone degli strumenti stilistici di cui si avvale per liberare i freni inibitori della propria immaginazione, evocando una città attraversata dai sinistri bagliori di un funesto presagio. Questa raccolta organica ha un nucleo generatore nell’implacabile percezione di un incubo, che nelle opere esposte affiora mutevole come un’ombra incombente su un contesto urbano sospeso in un tempo senza tempo.
Animali e piante di varie specie sopravanzano per proporzioni e forme un paesaggio tremendamente alienato e futuribile,
in cui l’identità umana è misteriosamente scomparsa o forse trasmigrata nelle sembianze faunistiche o nella fissa rigidità delle sculture di antichi guerrieri. Un vero e proprio colpo di mano sulla realtà, restituito con un effetto quasi ipnotico di mimesi totale. Mentre sullo sfondo restano i dettagli architettonici di una città ghermita, squassata e in rovina, in primo piano occhieggia l’afflizione intensa e palpitante di gigantesche forme animali, che si protendono con un velo di malinconia, quasi in un atteggiamento di sgomenta meditazione.
Caratterizzata da uno stile elegante e simbolico, l’arte di Trubbiani si lascia apprezzare per la varietà e la ricchezza formale, particolarmente per i disegni netti e puliti, ben illuminati da un sapiente bagliore cromatico. Ovunque vi è una policromia delle sensazioni trasfigurate in forma poetica, che fa leva su una creatività pensosa, dolente e carica di simbolismi. Che sia davvero la follia visionaria il pericolo in agguato dietro la porta di questa psiche inquieta che ha la capacità di esplicitare le ansie più inconfessate?