Ci sono mostre per le quali è consigliabile allontanarsi dalle consuete modalità di lettura. È precisamente il caso di questa raccolta di capolavori, che costituiscono le collezioni d’arte della Fondazione Cariverona e della Fondazione Domus. L’esposizione ospita opere relative al Novecento italiano molto eterogenee: dalle tele alla tavola grezza, dalle sculture in resina a quelle in bronzo, per chiudere con cinque monumentali pannelli di
Orfeo Tamburi dedicati alla storia del teatro.
Una pluralità iconografica ricca e suggestiva, dove le principali tendenze artistiche di un secolo si intrecciano con l’introspezione di approfondite associazioni tematiche. Perché gli organizzatori dell’evento hanno scelto di lavorare non in ampiezza ma in profondità, scandagliando un ambito di ricerca denso e ricco di fascinosa introspezione.
I visitatori che entrano nelle salette scure della Mole Vanvitelliana si consegnano dunque ai sortilegi di una rassegna ideata come un variopinto racconto per immagini, la cui trama è riconducibile al dipinto di
Cagnaccio di San Pietro Allo Specchio, che dà il titolo alla mostra e ne costituisce il filo conduttore. Superficie riflettente, oggetto inquietante per eccellenza, lo specchio è strumento di vanità ma anche di conoscenza, di contemplazione e introspezione, diaframma tra la realtà oggettiva e la sua proiezione.
Non solo metafora tradizionale della realtà simulata, ma mezzo capace di rivelare nei tratti riflessi del volto il disorientamento di una realtà frammentaria e inafferrabile. Non poteva essere evocato tema più simbolico per aggrumare dipinti e sculture di un secolo di sconvolgimenti culturali e spirituali.
Le figure metafisiche di
Massimo Campigli e la
Donna sulla sedia in terracotta di
Arturo Martini, non meno dei personaggi effigiati da
Felice Casorati,
Francesco Menzio e
Umberto Boccioni, sembrano specchiarsi a loro volta nei paesaggi veneti di
Alfredo Savini,
Augusto Manzin,
Guido Trentini e
Antonio Donghi, alla ricerca della conoscenza di se stessi attraverso un punto di contatto con la natura.
Nel felice gioco dei rimandi, tra incontri e incroci fra arti figurative e astratte, nessuna opera resta in qualche modo ai margini di un percorso che prevede anche la presenza di lavori di
Mario Schifano,
Emilio Vedova,
Giorgio Morandi,
Osvaldo Licini e
Lucio Fontana. Il dialogo tra i generi, visibilmente avvincente, cattura il visitatore, stordito dalle innumerevoli sollecitazioni di questo intenso viaggio.