Ricomincia la stagione espositiva anche per la galleria Franco Marconi di Cupramarittima, anche quest’anno, un titolo contenitore: “ Mi consenta, che c’hai 0,516457 Euro che mi devo comprare un quadro?” a carattere sociale tratto da un fumetto di Maicol&Mirco inquadra un ciclo di mostre che ci terrà compagnia fino a primavera, con un programma veramente interessante.
Una galleria quella di Franco Marconi, che ormai da qualche tempo è diventata un vero e proprio caposaldo della cultura marchigiana, soprattutto grazie alla sensibilità ed al gusto che Franco Marconi ci ha dimostrato ed alla sua disponibilità a mettere a disposizione i suoi spazi alla novità ed alla sperimentazione.
Giovani critici, giovani artisti. Questa è la volta di Roberta Ridolfi che ci presenta le opere di Gian Luigi Antonelli.
Pannelli immensi segnano il perimetro della galleria, che diventa luogo della coscienza e luogo della memoria storica. Arazzi di silicone su cui vengono rappresentati i simboli dell’uomo contemporaneo, i simboli di quella “tecnica” che gli ha consentito la supremazia sulla natura, sullo spazio e sul tempo , che gli ha fornito i mezzi materiali per il dominio, il tutto attraverso la ragione (a volte irragionevole) , attraverso l’uso creativo della materia cerebrale. Arazzi che, come ci ricorda la Ridolfi, nascono nei secoli passati come atto celebrativo dell’attività umana, ma che qui diventano il simbolo della volontà di potenza dell’uomo e si trasfigurano nella loro essenza cromatica di bianco e di nero in lapidi della memoria.
Se per un attimo intendiamo l’arte, forse in maniera poco poetica, come rappresentazione dell’attività umana allora diventa possibile paragonare le opere di Antonelli agli antichi cicli dei mesi, dove gli aratri e le zappe diventano satelliti e pistole; il concetto si attualizza ma in sostanza sono sempre mezzi umani per il controllo sulla natura.
Stefano Verri
Mostra visitata il 9.IX.2001
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