Nell’anno in cui, fra le più
importanti celebrazioni, l’attenzione viene rivolta anche al 100esimo anniversario
della pubblicazione del
Manifesto della pittura futurista, il Centro per la Documentazione dell’Arte Contemporanea
di Falconara Marittima sceglie di dedicare – dopo quella di Sante Monachesi – una mostra a
Fortunato Depero (Fondo,
Trento, 1892 – Rovereto, 1960). Anima lucida, ironica ed eclettica del secondo
Futurismo che più d’ogni altro, forse, ha interpretato le indicazioni del
movimento con una particolarità del tutto personale. Un artista completo,
interdisciplinare e internazionale, la cui prestigiosa attività non può certo
essere circoscritta al solo abito della pittura, essendo stato anche autore di
icone che, con la conversione nella grafica pubblicitaria, sono divenute
patrimonio della memoria visiva del Novecento.
Basti pensare – una su tutte –
alla famosissima bottiglietta del Bitter Campari, da lui ideata nel 1932 e
sopravvissuta nella sua tradizionale forma conica sino ai giorni nostri.
Pur facendo leva su un ridotto
numero di opere, l’evento affronta l’analisi dell’autore in maniera del tutto
adeguata: promuove un livello di conoscenza specifico della sua produzione
artistica e ne traccia un’accurata contestualizzazione.
Il percorso espositivo prevede la
presenza di cinque grandi dipinti a olio realizzati fra la metà degli anni ‘30
e la metà degli anni ‘50. Periodo in cui l’arte di Fortunato Depero – dopo il
rientro dagli Stati Uniti, dove aveva collaborato con riviste quali
Vogue e teatri come il Roxy – appare pervasa da una forte
sensazione di disincanto, dalla piega amara di un sorriso malinconico che
raffredda sulla tavolozza i colori dell’entusiasmo pregresso. Si tratta di dipinti provenienti
dal Mart di Rovereto, in particolare proprio dalla riaperta Casa d’Arte
Futurista Depero, quali
Coleottero veneziano, che avvicina ironicamente la gondola come mezzo di locomozione alle
auto, definite “metallici coleotteri, laccati, silenziosi in velocità”; Cavalli all’abbeveratoio, dove architetture paesane e figure di animali si
compenetrano fra tinte smorzate e gli elementi naturali vengono riletti alla
luce di un rinnovato macchinismo; Cavalli sulla corda, che vede gli animali divenire personaggi di un
teatro plastico; Iride nucleare di gallo, in cui l’attenzione per le anatomie naturali si piegano a un’estetica
rielaborata secondo le esigenze del linguaggio della grafica pubblicitaria; Ginnastica
mattutina, che segna la
solidificazione del moto del corpo-automa e la perdita d’ogni accento di
dinamismo.
Completano l’esposizione,
all’interno delle sale di Palazzo Pergoli, cinque opere grafiche composte in
epoche diverse, che hanno il pregio di ampliare tematiche e tecniche, rivelando
ancor di più l’originalità e il significato portante nella modernizzazione dei
processi culturali di cui Depero fu artefice di assoluto rilievo.