Dopo il successo della mostra
dedicata la scorsa estate ai disegni del periodo svedese di
Osvaldo Licini, il Centro per la Documentazione dell’Arte
Contemporanea di Falconara Marittima inaugura un nuovo, prezioso appuntamento
con l’arte del secolo scorso. E lo fa con un’esposizione che – allo scoccare
esatto del centenario della proclamazione del
Manifesto tecnico della
pittura futurista, avvenuta l’8 marzo 1910 – rende omaggio
all’eclettico
Sante Monachesi (Macerata,
1910 – Roma, 1991), pittore che ha contribuito in maniera determinante
all’approdo del Futurismo nelle Marche.
Ma la mostra spiazza, poiché a
esser esposte sono sei grandi opere relative al suo soggiorno parigino negli
anni ‘40 e ‘50, quando ormai l’artista aveva esteso la sua ricerca all’elaborazione
di una poetica figurativa proiettata in ambito espressionista, fauve e
postcubista. Un evento di rara e raffinata curiosità, che accende i riflettori
su un versante poco illuminato del suo percorso, andando a privilegiare un tema
ben determinato, ispirato alle facciate delle case parigine nelle quali prevalentemente
non compaiono finestre: i cosiddetti “muri ciechi”.
Ma questi sei oli su tela,
individuati tra varie collezioni private, non appartengono certo a una musa
minore, né costituiscono il segno di una digressiva sperimentazione o il modo
di una fascinazione incantata e provinciale, quanto piuttosto una ripresa
necessaria alla ricostruzione di un percorso pittorico che si è attualizzato
lungo il dispiegarsi della parabola esistenziale dell’autore. Diremmo la
testimonianza di un rapporto intimo e soggettivo con una città in cui Monachesi
viene risucchiato come in una realtà ipnotica, dove sono venute meno tutte le convenzioni
della nostra cultura visiva.
Le grandi campiture si
restringono all’essenziale in una visione parcellizzata; i contorni non sono
mai nitidi, ma sfumano in una linea tenue e delicata. La prospettiva geometrica
attenua il tratto minuzioso e dettagliato per definirsi in sintetiche
profilature urbane e strisce verticali di facciate cieche, che dimorano in
un’atmosfera di sospensione temporale, come emblematicamente rappresentato
nell’opera cardine della mostra,
Muro bianco a Parigi.Persino se la prospettiva si
allarga per far entrare nella scena le strade, i negozi e i soggetti della vita
quotidiana, nelle facciate si aprono le prime fessure e si precisano le sagome
di tetti e comignoli, gli elementi della struttura muraria non vengono
abbandonati, semmai ammorbiditi in una pennellata più fluida e delicata, dai
colori tenui e rassicuranti. Anche quando il titolo dell’opera diventa
un’affermazione esplicita –
Passeggiando a Parigi o
L’uomo del carrettino –
l’indicazione è pretestuosa, perché il vero interesse, formale, coloristico e
percettivo è rivolto alle case.
In mostra anche un video
costruito su un’opera realizzata per la storica
Mostra Viaggiante di
Aeropittura Futurista che, partendo proprio
dall’aeroporto di Falconara, nel 1938 percorse il litorale adriatico fino a
Rimini.