Il rapporto tra occidente ed oriente, tra due modi differenti di vedere e percepire la realtà, diventa la cifra stilistica inscindibile dalla poetica di un giovane artista cinese che ormai da qualche anno vive e lavora a Milano.
Zhang QiKai (Pechino, 1967) propone una riflessione intima e personale sui temi tipici della sua cultura attraverso le installazioni che nella loro tridimensionalità diventano parte di una realtà tangibile rapportandosi perfettamente con gli osservatori. Elementi, questi ultimi, inscindibili dall’opera stessa.
Qui l’artista presenta due opere che rivolgono la propria attenzione
Un gioco di specchi, diventa il medium che distorce la percezione di un pubblico attento che cerca di capire perché un oggetto così familiare si comporti in maniera anomala. Ecco che l’oggetto quotidiano esce dalla convenzione e dall’abitudine diventando distante. Il tempo perde la propria caratteristica di consequenzialità trasformandosi in qualcosa che non siamo abituati a riconoscere.
Una sorta di memento mori giocato su una raffinata simbologia. I cervi volanti, infatti, sono insetti che per la loro adattabilità a condizioni di vita estreme sono nati prima di noi e probabilmente ci sopravvivranno.
La chiave di lettura dell’opera è proprio la lotta. Gli animali diventano una sorta di transfert degli esseri umani e della loro volontà di potenza che prima o poi li porterà all’estinzione.
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