Gli spazi dell’agonismo, della gara, della competizione sono il soggetto della personale di
Giuseppe Restano (Grottaglie, Taranto, 1970; vive a Firenze) – realizzata dalla Galleria White Project nelle Sale degli Alambicchi dell’ex Aurum – dal titolo quasi tautologico:
Sportivo.
Lo sport nelle sue varie declinazioni è, infatti, il protagonista della mostra, curata da Renato Bianchini e organizzata in occasione dello svolgimento, nella città abruzzese, dei Giochi del Mediterraneo. Due stanze nelle quali la pittura appare sotto forma di silenzi, attese, vibrazioni; e dove il protagonista – l’uomo, l’atleta – risulta assente. Attraverso formati differenti, che arrivano a imitare le forme degli oggetti rappresentati, come in
Basket, Restano coglie particolari di attrezzi e luoghi dello sport con un taglio fortemente fotografico, che ne accentua l’essenza frammentaria.
Soggetti che appaiono decontestualizzati mediante la rappresentazione attenta e ingigantita del dettaglio. Un fare che tende all’astratto e nel quale si esalta la meticolosa tecnica pittorica dell’artista pugliese. I contorni degli oggetti, infatti, all’apparenza netti e delineati, a un’osservazione più ravvicinata sono frazionati in una serie di molteplici linee di tonalità digradanti, causando un’instabilità percettiva che porta i soggetti a oscillare, come se fossero in movimento.

La sensazione di straniamento ottico è spesso accentuata con l’inserimento degli oggetti su fondi neutri e omogenei, non-luoghi dove il contrasto tra assenza d’azione e indefinibilità dei margini comunica un’inquieta sospensione. Pittura raffinata e piana, che abbaglia e attrae senza negare un’anima analitica, grazie alla quale la realtà viene traslata in un altrove, dove tutto deve ancora accadere o è già accaduto, senza lasciare tracce.
La serie degli ostacoli ippici esprime nella maniera più compiuta quest’eterna sospensione: sono ritratti puri, come appena allestiti, privati dei segni che normalmente il passaggio dei cavalli imprime loro. Nulla sembra utilizzato o utilizzabile; la presenza umana dell’atleta appare come ombra o silhouette in controluce, l’azione è rimandata. Ciò che s’impone allo sguardo è una ritmicità ossessiva che, dai contorni multipli, si trasmette alle geometrie modulari dei luoghi e degli oggetti: dai sedili degli spalti alle linee della pista di atletica, dalle mattonelle della piscina alle strisce d’erba del campo di calcio.

La ripetizione diventa, quindi, il centro concettuale delle opere di Restano: una reiterazione del gesto e delle strutture che invade ogni cosa, catturando l’occhio in vibrazioni cinetiche che l’allestimento a volte penalizza, non concedendo alle opere il respiro necessario.
La pittura di Giuseppe Restano procede con fare ipnotico di quadro in quadro, spingendo lo spettatore a una meditazione critica sull’azione stessa dell’osservare.