Sono le stanze di un ottocentesco
palazzo ad accogliere il visitatore in un luogo dellâarte contemporanea dove la
cura e la passione per arditi linguaggi avvolge le opere. Espressioni creative
che si fondono nello spazio e in esso si materializzano.
La storia di questa âmostra nella
mostraâ â dove ci sono opere di artisti come
Toderi,
Bartolini,
Kosuth, che
Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, Pescara, 1940)
ha voluto con sĂŠ nella condivisione di una poetica dellâarte â vede lâiniziale
presentazione di un film sullâartista abruzzese diretto da
Corsicato e la presentazione di un elegante
libro fotografico che ricalca la grande personale tedesca di Kleve.
I lavori di Spalletti sono cosĂŹ
calati in uno stimolante contesto, fra un lavoro di
Zorio e uno di
Cucchi, che dipinge una stanza con un
esclamativo rosso pompeiano e due piedi ispirati allâiconografia giottesca. La
relazione è con il grande titolo bianco, un ironico
Ti Giotto, con riferimento a unâemittente
locale. E quella stanza, con
Frammento Zero, grande stampa fotografica
ritoccata sul vetro da unâinstallazione di
Puppi: una porta semiaperta sulla spiaggia,
da cui si intravede il mare, in una dissonante spazialitĂ . Metafora delle
possibilità -altre, cui si può andare incontro, se apriamo le maglie della mente.
O, quel tavolo e quegli scaffali, un lavoro di
Garutti, che nega al fruitore la sua
caratteristica eclatante. PerchĂŠ, solo di notte, quando le luci sono spente, i
mobili, ricoperti da una vernice fosforescente, si illuminano. Ed è il titolo a
regalare unâimmediata emozione:
Cosa succede nelle stanze quando gli uomini
se ne vanno?Poi,
Sotto il tavolo (1997) di Spalletti, uno spazio
che vive in una dimensione di sacralitĂ e si offre come unâopera che dialoga col
fruitore, per rassicurarlo: immerso totalmente nellâazzurro, colore principe
fra i colori, che Spalletti introietta dalla sua terra dâAbruzzo. Le sue
monocromatiche âteleâ, fra pittura e scultura, con una sottile impronta di
Spazialismo e forsâanche di Minimalismo. Eppure quella foglia dâoro, stesa
sulle smussature angolari e oblique, conferisce qualcosa di diverso ai suoi
lavori e porta alla memoria lâopera dei grandi padri dellâarte italiana. E il
colore, protagonista delle sue opere, è un impasto di pigmenti cromatici, nati
da una sapiente miscela col bianco, che assume â anche nelle tonalitĂ dei rosa
e dei grigi â un chiarore, un alone di preziositĂ senza uguali.
La sua è la ricerca di un linguaggio
puro, di unâessenza radiosa. I quadri, che vivono nella dimensione di un
significato originario, si muovono, si staccano dalla parete come per andare
incontro a chi si nutre di questa â
insostenibile leggerezza dellâessereâ
. Per rendere irripetibile ogni
istante, e lo spazio â su cui lâartista stende il colore come se fosse una
cipria â diviene velluto che nasce dalle mani. Il colore polverizzato non è di
superficie; è opera esso stesso, come â
freschi pensieri che lâanima schiude
novellaâ
.Ă âcreazioneâ di una madre
materia, evocazione di mondi infiniti, da cui nasce un nulla di quiete e
purezza. Come se niente fosse stato contaminato dal male: perchĂŠ, dice
Spalletti, â
la bellezza non ha bisogno di passaggi per essere riconoscibile,
è come quando la mattina svegliandoti, è lĂŹ, il cielo azzurroâ.