L’Italia delle infinite meraviglie artistiche non finisce mai di sorprendere. Questa volta tocca alle Marche, regione in cui le arti sono fiorite nel corso dei secoli, raggiungendo vette di assoluta eccellenza e dove nella collegiata di San Medardo di Arcevia sono conservate in forma permanente alcune mirabili opere. Tra queste,
Il Polittico di San Medardo (1507) e
Il Battesimo di Cristo (1508) di Signorelli e la
Vergine dei miracoli, altare in maiolica invetriata realizzato tra il 1510 e il 1513 da
Andrea e Giovanni Della Robbia.
Opere che testimoniano una fervente attività artistica che contraddistinse la città di Urbino dei Della Rovere e il circostante contado di cui l’antica Roccacontrada era parte integrante. A distanza di 197 anni, la collezione si arricchisce per l’occasione della
Pala di Arcevia, che per la prima volta esce dalla Pinacoteca di Brera, per tornare sia pure solo fino a ottobre nella città in cui fu concepita. L’opera fu commissionata al maestro del Rinascimento italiano da un ricco dignitario, Giacomo Di Simone Filippini, per la cappella gentilizia di famiglia all’interno della chiesa di San Francesco, da dove venne asportata durante la seconda ondata delle requisizioni napoleoniche.
Allievo di
Piero Della Francesca, dopo esser cresciuto nella bottega del
Pollaiolo,
Luca Signorelli (Cortona, 1445-1523) fu celebrato da
Giorgio Vasari nelle
Vite in virtù dei dipinti realizzati nella Cappella Sistina. La sua opera, pur rivelando inconfondibili riferimenti al maestro, rivela nel tratto inconfondibile della grazia del suo secolo un’intensità descrittiva affine a quella di artisti del calibro di
Raffello e
Michelangelo.
La
Madonna in Trono con i Santi (Simone, Giacomo Francesco e Bonaventura), più nota come Pala di Arcevia, costituisce una delle sue opere più intense e affascinanti, ma anche una delle testimonianze più alte della nuova cultura figurativa del Rinascimento marchigiano.
Le scelte iconografiche rispondono a un programma fortemente umanistico. I santi che fiancheggiano la Vergine, assisa col bambino sulle ginocchia su un trono alto e monumentale, sono ritratti con un libro in mano, a rappresentare il carattere socio-culturale della composizione.
Questo dipinto di raffinata eleganza testimonia della progressiva crescita artistica di un maestro che coniuga le reminescenze tardo-gotiche con le nuove costruzioni plastiche rinascimentali, mediante un linguaggio pittorico indirizzato verso una ricerca sempre più approfondita della potenzialità della luce. Infatti, pur ambientando la partitura all’interno di un’architettura d’impianto ancora gotico, impreziosita da un tendaggio decorato con intrecci dorati, Signorelli realizza in essa una Sacra conversazione in cui, tuttavia, le figure risultano collocate in uno spazio tridimensionale.
Una luce tenue e impalpabile ne perlustra ogni dettaglio, mettendo in rilievo morbidi cangiantismi e tonalità pastello, attenuando contrasti luminosi e cromatici in un addolcente plasticismo delle forme. Una mirabile sintesi di abilità tecnica e sicurezza compositiva.
Da un caso esemplare di dispersione del patrimonio artistico è nata una mostra che costituisce una benemerita e virtuosa ricognizione culturale e ambientale, nonché un riscontro prezioso sullo stato di salute delle attuali tecniche di restauro, di cui l’opera ha recentemente beneficiato. Mentre il dialogo serrato tra la Pala e le opere da sempre esibite nella collegiata riesce ancora a trasmettere il sapore di una civiltà inimitabile.