06 giugno 2008

fino al 28.VI.2008 Mona Lisa Tina Macerata, Fuorizona

 
Caldo glaciale e sensibilità anestetizzata. Metallo luccicante fino ad accecare per il potere d’intervento sul corpo. Alchimie e rigore aritmetico. Fra dimensione estetica e morale, installazioni e performance...

di

Un ambiente silenzioso e oscuro. Al centro dello spazio, una poltrona simile a quelle degli studi medici dello scorso secolo, completamente verniciata in oro, poggia su un basamento di legno cilindrico ton sur ton. Ai piedi dell’opera, dallo sviluppo verticale, bisturi, forbici, tipici strumenti utilizzati in chirurgia ricoperti di foglia oro, disposti sulla moquette corvina con lo stesso ordine certosino di una sala operatoria.
Il forte impatto scenico dell’allestimento di Mona Lisa Tina (Francavilla Fontana, Brindisi, 1977; vive a Bologna) stimola richiami forti alla body art degli anni ’70 e all’arte performativa. Alle pareti, le immagini di istanti di Obscuratio, intensa performance in interazione con il pubblico accorso al vernissage e parte integrante dell’opera. Una figura nuda e asessuata, dalle orecchie e dalle estremità affilate, e dal corpo il cui color antracite riluce come fosse esso stesso uno strumento chirurgico e, nello stesso tempo, il piano di intervento. Un essere umano innalzato alle sfere del più profondo pensiero, seduto sulla poltrona del medico con aria assorta e movimenti impercettibili, chiaro omaggio alla Melancholia I di Dürer.
Mona Lisa Tina - Anamnesi - veduta dell'installazione presso la galleria Fuorizona, Macerata 2008 - photo Sandro Acquaticci
Dall’incisore e pittore tedesco l’artista prende spunto anche per i riferimenti all’alchimia, agli studi scientifici e al pensiero razionale, contrapposto all’enigma emozionale e arricchito dall’ambiguità sessuale del personaggio. Un corpo trasformato fino ad assumere le fattezze di una scultura bronzea, all’occhio del fruitore appare quasi desensibilizzato. Il fondo è rigorosamente oscurato, come il pavimento, da pannelli monocromatici di moquette nera. Il gioco della luce riporta ancora una volta alla cometa dell’incisione rinascimentale e alle sue simbologie. Il fascio luminoso che cade sulla poltrona riveste un ruolo primario nell’allestimento, riprendendo le tinte dell’oro e del rosso sangue degli strumenti chirurgici allineati.
A completare il percorso della mostra, due teche trasparenti dalle superfici a specchio su alte colonnine quadrangolari. Al loro interno, come preziosi reperti archeologici, altri strumenti da lavoro, alcuni dorati e brillanti come gioielli di alta oreficeria, altri quasi vellutati in rosso, simbolicamente intrisi di sangue o addirittura dal sangue plasmati. Suggestivo il gioco di rifrazione tra i punti luce, gli oggetti e la superficie a specchio.
Mona Lisa Tina - Anamnesi - veduta dell'installazione presso la galleria Fuorizona, Macerata 2008 - photo Sandro Acquaticci
Il valore allegorico della personale è teso a enfatizzare gli eccessi dell’intervento della scienza sul corpo umano fino al punto di snaturarlo, tanto da porre al centro della scena gli strumenti e non il risultato delle operazioni. La performance dell’artista appare come un elemento fondante dell’intera opera, che quindi risulta nel complesso impoverita da un’assenza che le immagini fotografiche non riescono pienamente a supplire. Mancanza che sarà forse colmata in occasione del finissage.

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dal 17 maggio al 28 giugno 2008
Mona Lisa Tina – Anamnesi
a cura di Cristina Petrelli
Galleria Fuorizona Arte Contemporanea
Via Padre Matteo Ricci, 74-76 (zona Scalette) – 62100 Macerata
Orario: da martedì a sabato ore 16-20
Info: tel./fax +39 0733230818; fuorizona_ac@yahoo.it; www.fuorizona.org

[exibart]

3 Commenti

  1. Ciao Carmelita, mi spiace non aver avuto modo di incontrarti in occasione della mostra, ti ringrazio per la sensibile e acuta analisi del lavoro dell’artista. Spero di poterti conoscere presto.

    Cristina Petrelli

  2. Ho trovato la performance di Monalisa Tina brutta, pretenziosa, insignificante, piena di forzature. E soprattutto offensivo per la vista, dato che l’arte è il Bello, quel corpo da alieno. Per fortuna ci sono tanti giovani artisti degni di questo nome che hanno ancora delle cose da dire!

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