Una
caratteristica che unisce i tre artisti presenti in mostra alla Warehouse è
proprio questa consapevolezza. Per una giusta divisione dei compiti sta allo
spettatore sforzarsi di cercare il significato. Arrivare all’intuizione dei
significati racchiusi in forma e sostanza dell’opera è in buona parte senso di
responsabilità dello spettatore. Ma non è questione da poche battute.
Da
corrosiva e irriverente critica del vivere contemporaneo nasce The atrocity exhibition, l’opera di Alessandro Gabini (Pescara, 1976), serie di disegni incentrati su
cinque temi: accoppiamento, religioni, catena alimentare, storia, dialettica
case/alberi, che costruiscono una sorta di apparato visivo dei vari generi di
atrocità, in cui il paradosso e l’ironia occhieggiano al reale.
L’attenzione
maggiore è per Fontana, vero fulcro
del progetto, scultura in cartone dalle fattezze semiumane da cui fuoriesce
stancamente dell’inchiostro nero; l’allontanamento dalla natura e la
conseguente involuzione autoprocuratasi dal genere umano sono gli stessi concetti
che hanno animato la performance di apertura della mostra, in cui l’artista ha
divorato fino alla nausea un pacchetto di patatine accompagnato da sonorità di
contesti naturali e industriali.
Meno
immediati e senza prospettive di scenari fanta-drastici, gli interventi di Raffaella Crispino (Napoli, 1979) e Anja
Puntari (Helsinki, 1979), entrambe con due mostre personali.
La
prima rielabora in maniera oggettiva e chirurgica la sua esperienza a
Kitakyushu in Giappone, dove ha compiuto una residenza artistica. Il video Suburbia, diviso in cinque capitoli,
dove per ogni capitolo una donna scrive il titolo, tracciando ampi gesti
nell’aria, nell’atto di mimare gli ideogrammi giapponesi, offre sequenze
concluse in se stesse. Una di queste, space
world, colpisce per la dimensione
surreale creata dalla presenza e dal funzionamento in pieno giorno di un
trenino di un luna park al centro di architetture industriali, mentre in modern samurai la regia dell’artista è
tesa a rivelare altrettanti non luoghi di Kitakyushu, dove nelle strade, prive
di presenza umana, sono diffuse musiche fin troppo distensive.
Anja
Puntari dell’uomo contemporaneo mostra il rapporto con l’intimità, allude alla
pornografia, alle dinamiche di relazione, ai tabù e alla violenza. Naidaan, titolo dell’opera, in
finlandese ha il doppio significato di sposarsi e scopare, dualità rivelata nei
disegni leggerissimi realizzati a china su “tessuti da corredo” come lenzuola,
tende, tovaglie, che ritraggono, con tratti concisi e marcati, volti di donne presi
da film porno amatoriali.
Una
mostra all’insegna della consapevolezza e dell’attenzione al reale.
articoli correlati
Crispino
a Milano da Unosolo
Puntari
da Francesca Minini
mostra
visitata il 22 dicembre 2010
dal 16 dicembre 2010 al 29
gennaio 2011
Raffaella
Crispino – Underworld
Alessandro
Gabini – The Atrocity Exhibition
Anja
Puntari – Così lontano così vicino
a cura di Francesca Referza
Warehouse Contemporary Art
Via Canzanese, 51 (zona industriale) – 64100 Teramo
Orario: martedì e mercoledì ore 15.30-19.30;
giovedì, venerdì e sabato ore 10.30-13.30 e 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0861232189; info@warehouseart.it; www.warehouseart.it
[exibart]
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