Zak Manzi è il protagonista del primo appuntamento della rassegna che, attraverso il suo concettualismo iperbolico ed ironico, crea un corto circuito spiazzante tra pubblico, critica ed artisti.
L’azione concettuale va oltre il catalogo e si estende a tutta l’esposizione; Zak Manzi infatti appoggiandosi al critico Renato Bianchini, presenta, all’interno della sua “personale”, oltre ad Angelo Rossi e Zak Manzi, altri due interessantissimi artisti.
La prima, Lisa Holden, propone una serie di quadri digitali in cui si riscontra la volontà dell’artista di lavorare con e sul proprio corpo. Trasformismo e mutamento sono le parole chiave per capire le sue opere, risultato della stratificazione di immagini diverse, di differenti stati d’animo, nella ricerca di un’unità altrimenti impossibile, dimostrata nella resa grafica stessa del prodotto finito, volutamente imperfetto.
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Stefano Verri
mostra visitata il 10.II.2002
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Fu nel 1995, in occasione della mostra “ZIG ZAG”, che ebbi il primo incontro artistico, involontario, con Salvatore Manzi. Realizzai quattro foto mimetiche, da collocare in punti prestabiliti individuati sulla pianta del capannone. Una delle foto coincideva con le “norme dei manovratori delle gru”, che Salvatore aveva riprodotto e fissato alle pareti della fabbrica. (La mia foto già riportava la sua firma.)
Negli anni successivi i nostri incontri furono sporadici (FUORICENTRO, AVVISO AI NAVIGANTI, ecc.). Nel 1996 Salvatore si trasferì a Lucca. Nel ’97 realizzò con Peppe Irace la mostra “Wall Paper”. Da Roma, dove eravamo io e Alessia, tornammo a Napoli apposta per vedere la mostra. Salimmo i gradini delle lunghe e numerose rampe di Salita Petraio fino a Casa Scognamiglio, per trovarci di fronte ad una porta chiusa decorata come carta da parati. Era una bellissima giornata, e da lassù si respirava aria pulita. Il mio lavoro per certi versi è affine a quello di Salvatore: è minimo, tende alla sottrazione, alla scomparsa. Le “Foto Mimetiche” sono invisibili quanto le “norme dei manovratori delle gru”, Salvatore è interessato soprattutto alla sottrazione della propria creatività, io alla coincidenza, alla contestualizzazione, alla fantasmagoria …
A maggio di quest’anno Peppe Irace ci ha chiamati per una nuova mostra, “Sliding Stop”.
Salvatore ed io abbiamo cominciato a collaborare, abbiamo realizzato un video, ci siamo incontrati più volte tra Napoli e Lucca. A Lucca ho visto la cartiera dove Salvatore lavora, il supermercato dove fa la spesa. E ho conosciuto la sua amata Erika.
A luglio Salvatore mi ha parlato del suo progetto, e della difficoltà di trovare un artista disposto a rinunciare alla propria firma, al proprio nome sulle proprie opere, per consentire ad un altro artista di annullare completamente la propria creatività, di non pensare da artista pur restando tale, avvalendosi dell’immaginario e della creatività di un altro, firmandone le opere. Conoscendo il lavoro di Salvatore, le sue aspirazioni poetiche, ho trovato l’operazione necessaria, interessante e vicina al mio modo di pensare ed esistere, mi sono liberato dei miei diritti d’autore, della mia proprietà, della mia firma.
attribuire a sé stesso un lavoro non proprio
Angelo Rossi 1999
Oggi Angelo Rossi autentica, come un tempo, molte delle sue opere, essendo in continuo aumento coloro che si privano di un'opera per renderla uno "Zak Manzi" e, forse, ma questo resta un mistero, Zak Manzi sta cominciando a produrre alcune delle opere che firma...
mi ricorda qualcosa....
nessun concetto
nessun significato
è questa la nuova poetica di
zak manzi.
g.c.
Questa estate Zak manzo-Tin dopo avermi fatto delle riprese video per una sua opera imperiale mi proponeva (davanti l'oramai sterile ed accomodante Comandante Polvere) la validità artistica di catenella Cattelan, riprova dell'indiscutibilità di tale affernazione era la perizia tecnica del medesimo nella realizzazione specifica delle proprie idee, quanta ignoranza....
Ma tali artisti sanno che il mondo non si è fermato a Platone ed Euclide?
L'universo non è perfetto è irregolare, scabro, bucherellato, butterato, rotto, contorto, aggrovigliato ed intrecciato.
L'imperfezione è la chiave e l'essenza delle cose.
Le forme di catenella Cattelan sono prive di frattali, sono degli spot pubblicitari attraverso i quali non passa l'infinito...
L'artisticità presunta in quanto ricerca legata alla natura ed all'essenza delle cose non può essere irregolare ed asimmetrica.
Catenella La lan descrive la condizione dell'artista oggi? Non la mia, non è il mio un mondo puro, perfetto, disincantato e simmetrico, non mi ritrovo assolutamente negli stilemi formali imperiali.
Gli artisti dovrebbero entrare una volta e per tutte nell'ottica che per giudicare l'arte non può esistere nessun sistema di riferimento imposto dai media specialistici e specializzati (quanti di questi media oggi hanno il bollino blu e le sovvenzioni delal C.I.A. come in piena guerra fredda?).
Zak Manzo tin pensa che io sia un folle, consiglio a tutti quelli che la pensano come lui ad entrare a pieno regime in questo sistema transnazionale imperiale, entrate e comprenderete così il paradigma dominante forse vi piacerà ma forse potreste prenderne le distanze e pensare alla vostra arte in maniera più libera...
Dove cercare la vera arte? Nei cestini di carta straccia del sistema Imperiale.
P.A.AFF.
Posse Artisti AFFamm'.