Il protagonista è l’uomo ed in particolare la sua abilità tecnica, che nel suo perfezionarsi ha prodotto un’evoluzione sociale. Questo concetto fa da filo conduttore alla mostra, che articolandosi in nove sezioni abbraccia un ambito storico-geografico incredibilmente vasto: si passa dalle prime testimonianze di abilità manuale nella Preistoria fino ai Romani, passando per il deserto del Sahara, la Siria, la Palestina,
La sezione L’età del Bronzo e quella del Ferro nel Piceno, ad esempio, merita di essere segnalata in quanto rappresenta uno degli aspetti più rilevanti dell’esposizione: quello didattico. Qui l’attenzione si sposta dal reperto -inteso come testimonianza storica- ad un suo duplicato, ma sopratutto al suo processo costruttivo (archeologia sperimentale), in modo da avere una panoramica completa sulla vita antica. In questa sezione, l’uso di allestimenti didattici ha una funzione ben precisa. Infatti, accanto al reperto originale troviamo chiari riferimenti alla sua utilizzazione e la ricostruzione del suo processo di fabbricazione che indubbiamente aiutano anche a capire il perché della sua forma: è il caso del Pugnale in bronzo da Ripatransone e della punta d’Ascia da Acquaviva. L’ultima sezione della mostra affronta il periodo romano nelle Marche, con un approfondimento dedicato all’Idolino di Pesaro, sul quale vengono presentati anche un video, proiettato nell’apposita sala, e un Cd Rom, consultabile nell’atrio del Palacongressi, che ospita l’esposizione. In questo ambiente è anche situata l’Aula didattica, nella quale sono attivi vari laboratori.
L’esposizione dimostra essere un evento particolarmente interessante per quanto riguarda la divulgazione delle intense ricerche archeologiche che da tempo si effettuano sul nostro territorio. Va però evidenziata la poca attenzione utilizzata nella collocazione dei supporti informativi (pannelli e
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