Costretti di fronte alla telecamera per 30 minuti, immobili, soli davanti all’obiettivo a una distanza di 10 centimetri. Protagonisti del lavoro di
Peter De Boer (Rijswijk, 1958) sono amici, conoscenti, l’artista stesso, sua moglie. L’immagine di queste sei persone appare, mediante l’uso di due proiettori, sulla parete della galleria. Il luogo è buio, privo di finestre e chiuso da una pesante tenda nera. Venendo dall’esterno, l’improvvisa oscurità disorienta, costringendo a fermarsi e adattare i sensi alla nuova situazione. Il video in loop consente, nella lunga durata, di soffermarsi sui singoli visi, sulle loro espressioni. Nello spazio rarefatto in cui l’osservatore si viene a trovare, nella totale oscurità, le immagini costituiscono l’unico punto di attenzione.
Il silenzio richiesto dalla concentrazione viene, però, costantemente interrotto da suoni non riconducibili a una specifica origine. In
Reality in Translation, il lavoro di Peter De Boer è associato a quello di
Radioqualia (Australia, 1998). Il duo composto da
Adam Hyde e
Honor Harger presenta
Radio Astronomy, un progetto dove suoni provenienti dallo spazio vengono trasmessi all’interno della galleria. I due artisti olandesi, dopo l’intercettazione dei suoni dallo spazio, avendo posizionato una grossa stazione nei Paesi Baltici, li decifrano, trasmettendoli via radio e su Internet.
L’osservatore si trova improvvisamente proiettato nell’infinità siderale, sconosciuta e immensa, e posto nello stesso spazio-tempo di fronte all’individuo, alla propria singola realtà. Esterno e interno, macro e microcosmo entrano in contatto e in relazione attraverso l’osservatore.
Mediante l’uso di specifiche tecnologie, gli artisti rendono percepibile una realtà altrimenti sconosciuta. Trasformano l’ambiente della galleria in uno spazio concettuale dove l’opera perde del tutto la propria materialità e si concretizza all’interno della mente del visitatore. L’implacabilità del mezzo di registrazione, nei video-ritratti di Peter De Boer, finisce per riflettersi sul volto dei singoli protagonisti. La vicinanza con la telecamera, la fissità, l’isolamento pongono l’uomo solo con se stesso. Una condizione che ognuno dei sei protagonisti vive in modo differente. Vediamo lacrime sgorgare dagli occhi, tic nervosi manifestarsi e la forzata indifferenza trasformarsi in apatia. Reazioni diverse, impercettibili, che in questa situazione diventano evidenti e significative.
Completano la mostra tre opere su plexiglas di De Boer esposte all’ingresso della galleria. Fotografie in cui la giovane figlia dell’artista fa il verso alle modelle delle riviste di moda. L’intento estetico è bruscamente interrotto dai motivi decorativi utilizzati, che si rivelano simboli dalla forte valenza politica e sociale.