Un momento, uno sguardo distratto alle opere di
Sauro Serrangeli (Montelupone, Macerata, 1957) ed ecco un interessante, cangiante itinerario aprirsi dinnanzi al fruitore-spettatore-compagno di viaggio.
Oggetti reinventati come piastrelle di un mosaico complesso e mai compiuto: quaderni, sedie, giocattoli alienati dal significato primo, ricoperti, nascosti, camuffati, mimetizzati tra la violenza e l’abbondanza cupa del dipinto a olio e la casualità infantile dei rari tratti di pastelli brillanti. Tinte fosche ottenute da un multicolore reimpasto, ossimoro suggestivo e dichiarazione d’inquieta vitalità , trascinata dal bisogno incessante di intervento. Materiali sminuzzati e reinventati plasmano la tridimensionalità dominante il collage di particelle filamentose.
Ed è proprio la trama la chiave di lettura ideale per questa mostra: intesa come filatura e costruzione, storia da inventare o semplicemente raccontare attraverso tasselli di esperienze e contaminazioni. Alla trama fanno pensare i materiali: carta sfilacciata, fili, paglia, intrecci di vimini, con abbondante colore a fare da collante e a donare forma e vita differenti ma similari alle opere mai terminate.
Alla trama riportano i biglietti conservati su una colonnina in un angolo: uno scrigno di pensieri materializzati secondo le linee dorate della poesia visiva, costruite con infinitesimali brandelli di materiale vario, a testimonianza delle mille feritoie del pensiero creativo. Oro, marrone, nero, traslucido, opacizzato, in sporgente rilievo tattile, multidimensionale accostamento di lirismi.
Autentiche, piccole gemme accuratamente realizzate con una precisione che riporta alla cura di un miniatore dall’istintività forte ma mai completamente disorganizzata. La stessa minuzia si riscopre nelle cartoline incorniciate, con le piccole e accurate nature morte che si discostano per le tinte vivaci dall’atmosfera ombreggiante dominante.