Un mosaico di Enzo Cucchi apre la strada verso la Rotonda a Mare, una mitica architettura degli anni Trenta recentemente restaurata e riaperta, che diventa, oltre che un luogo per l’intrattenimento, una location per l’arte contemporanea. Un ingresso importante, per il simbolo di una città che dimostra una sensibilità sempre maggiore nei confronti delle arti visive. La costruzione circolare, splendido esempio di architettura balneare in una posizione quasi mistica sospesa tra cielo e mare, fa da cornice a Circle Line, una mostra progettata prendendo spunto dalle suggestioni che il luogo stesso crea: la forma, la posizione, il senso della festa e del divertimento.
Due opere si sono susseguite per poi convivere all’interno della struttura nel corso dell’estate; la terza, una scultura, è visibile al pubblico a partire dallo scorso 21 settembre. Ho perso il pallone, il progetto prodotto da RAM (Rotonda A Mare) che ha inaugurato la mostra, è frutto della collaborazione inedita di tre artisti (Alessandro Ceresoli, Ettore Favini e Diego Perrone) e dell’architetto spagnolo Adela Bravo Sauras. Un viaggio in mare a bordo di una barca, con Senigallia a fare da punto di partenza per poi descrivere una circonferenza nel mare Adriatico. Un viaggio dell’impossibile la cui documentazione viene esposta all’interno della Rotonda. Una rassegna di mari, albe e tramonti che si susseguono su uno schermo al plasma: un racconto accurato, lo scrupoloso diario di bordo tenuto nei giorni di navigazione. L’interno e l’esterno si confondono, il mare su cui poggia la struttura la penetra attraverso le immagini, proiettando gli spettatori in una meravigliosa crociera immaginaria.
Davide Bertocchi è presente con la sua Top 100, volume 1, 2, 3. La compilation, arrivata ormai al terzo volume, è composta dalle canzoni preferite di critici, curatori e diverse personalità dell’arte contemporanea internazionale. I vinili dei primi cento pezzi, secondo le stesse parole del curatore, Marcello Smarrelli, “sono diventati le ruote di una improbabile vettura, una scultura ibrida a metà strada tra un kayak e un veicolo di Formula1. Un mezzo anfibio che galleggia sulle scelte musicali e ‘critiche’ dei partecipanti, posto al di sopra di ogni possibile giudizio”. L’opera funziona come una sorta di juke-box in cui i visitatori della struttura, che per anni è stata il simbolo della mondanità della Riviera, sono invitati alla scelta di una canzone da far risuonare nell’ambiente circolare.
Scirocca, il terzo progetto presente in mostra, è invece il frutto della collaborazione di Enzo Cucchi e sei giovani artisti: Andrea Anastasio, Francesco Arena, Marc Bauer, Elisabetta Benassi, Carlo Benvenuto e Domenico Mangano.
La scultura antropomorfa prende possesso del centro della Rotonda, diventa uno spettatore tra gli spettatori e scruta le vetrate in cerca del mare.
Si tratta di un lavoro a più mani in cui ogni artista aggiunge un proprio pezzo, una sorta di cadavre exquis, come lo definisce il curatore, frutto della sperimentazione, dell’automatismo e della casualità. Scirocca prende il suo nome dal vento caldo che spira sulle coste del Mare Adriatico; partita da Ravello, e dopo la tappa di Senigallia, farà sosta in altre, numerose, città di mare.
stefano verri
mostra visitata il 19 luglio 2006
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