Ordine, stabilità e misura si affiancano a
caos, dinamicità e indeterminatezza.
In
Afelio o linearità del tempo nell’organizzazione politica,
Andrea Scopetta (Macerata, 1977)
affida la propria personale idea di tempo a una serie di opere
Senza titolo. Incorniciate e
appese al muro, due foto in bianco e nero sono immagini prese da internet che
riguardano gli scioperi dei minatori inglesi durante il governo della Thatcher.
Nella parete di fronte l’artista, già facente parte del duo Nardi e Scopetta,
ha fissato due bandiere utilizzando quali teli le coperte isotermiche del primo
soccorso. Realizzate in film di poliestere con copertura in alluminio e
alluminio dorato, l’artista le ha cucite a coppie, lasciando lo stesso colore
esterno in modo da ottenere una bandiera argento (fredda) e una d’oro (calda).
Dal pavimento s’innalza, fino a poco meno d’un metro e mezzo, una colonna di
fogli A4 disposti in scala di grigio, dal nero della base al bianco assoluto
della sommità. Attraverso questo intervento, Andrea Scopetta indaga il rapporto
fra idea astratta e costruzione della realtà, soffermandosi sul tempo. La
riflessione di come l’unità temporale venga percepita lineare solo in relazione
all’organizzazione sociale collega il concetto di tempo alla politica. Lo
spazio espositivo occupato rappresenta una struttura imposta dall’uomo, che
mostra tutti i suoi limiti.
In tal modo si comprende come con l’afelio del titolo si voglia indicare la
politica. Il termine astronomico che individua il punto di massima distanza di
un corpo dal sole sintetizza il ruolo della politica nella vita dell’individuo.
Seguita alla personale dedicata a
Vincenzo Agnetti, la mostra
costituisce il secondo appuntamento della stagione espositiva della Galleria
White Project di Pescara.
In
This will be my space! Driant Zeneli (Scutari, 1983; vive
a Torino) presenta due lavori. La visione di
Behind the sun avviene attraverso un
proiettore per diapositive, rivelando come ogni scatto non sia mai completamente
visibile. Alcune zone dell’immagine, infatti, risultano comunque negate
all’osservazione a causa della presenza del riverbero del sole. Un limite che
rappresenta il vero motivo d’indagine dell’artista che, usando Google Street View,
cerca luoghi in cui compare il riflesso del sole. L’impossibilità di vedere
l’immagine nella sua interezza sposta la riflessione sul costante filtraggio al
quale ogni cosa viene sottoposta, riportando l’attenzione sulla politica.
L’afelio, in questo caso, viene inteso in chiave più propriamente
contemporanea.
Nel video
This will be my space!, che dà il titolo all’intero intervento di Zeneli,
si alternano diverse persone delle quali non viene mai rivelata l’identità. Il
taglio usato riesce a rendere anonimi sia gli individui che il luogo.
Realizzato con due telecamere nascoste nell’ultima casa in affitto dove ha
vissuto l’artista, il lavoro – nel documentare la ricerca del nuovo inquilino –
accentua la mancanza di proprietà dello spazio. Il luogo in cui si è vissuto,
che ognuno a suo modo fa proprio, si palesa come zona di transito ripetuto, che
dichiara come non sia possibile possedere realmente lo spazio.