Un progetto interessante, quello nato all’interno dell’ex Aurum di Pescara, consistente in una grande opera-ambiente che nasce da una curiosa interazione ottica e mentale fra i toni del bianco e del nero. Un percorso che si dipana magistralmente, avendo come filo conduttore l’arte italiana contemporanea, dal dopoguerra a oggi, con oltre settanta artisti e più di cento opere.
Bianco e nero come elementi complementari e opposti: tesi e antitesi, pieno e vuoto. Se il nero è l’assenza, il bianco è la somma di tutti i colori. Nel corso della storia dell’arte, queste due tonalità sono state utilizzate nei modi più svariati, diventando punti di riflessione e snodo delle più differenti correnti, dai quadrati bianchi su fondo bianco di
Malevic ai neri di
Burri.
La tensione si avverte anche nel percorso espositivo, cosicché l’osservatore viene avvinto dal messaggio e dalle varie forme, astratte e figurative, delle opere in mostra.
Un potere evocativo e comunicativo, che si riallaccia al concetto di massima inclusione richiamante il bianco e di luminosa fusione che fa da contraltare all’idea del vuoto, talvolta esistenziale, dell’assenza e del buio, tipica del nero. Così si è stimolati a ricercare i sensi più profondi: mondi, intimità e pensieri non svelati. Un percorso iniziatico e catartico, che sicuramente non lascia indifferenti.
Il tunnel optical creato da
Getulio Alviani si muove in questa direzione: semplicità ma anche compenetrazione cromo-fobica; delirio e genio. Così anche nelle opere di
Chiesi,
Grassino e
Odoardi. Per non citare i ben più noti cretti di Burri, dove anche la materia rivive in un processo d’incessante creazione e trasformazione. E ancora il segno-scrittura di
Novelli, senza dimenticare gli spazi “tagliati” di
Lucio Fontana, dove l’invisibile umano viene ricercato nella sua bianca assenza. A seguire, le opere pop di
Schifano e i colori misteriosi di
Capogrossi, inquietanti e opprimenti allo stesso tempo.
Bianco e nero, insomma, come specchi monocromi, lenti deformanti o microscopi dell’anima, che svelano particolari paradigmi dell’inconscio, immediati sentori dei sensi. Alfa e omega. Tutto ciò all’interno di un edificio dai mattoni rossi, noto anche come il “piccolo Colosseo”, immerso nella tranquillità del verde della riserva dannunziana.
Un luogo di confronto che, dopo il recupero architettonico del 2007, sta diventando sempre più una fucina della ricerca e dell’espressione contemporanea.
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la vergogna delle mostre abruzzesi ovvero la regina cioe' cromofobie curatrice silvia pecorina.una mostra che sul piano storico e nazionale dovrebbe dare un apporto significativo per quanto concerne l'arte nazionale e internazionale e' su questo piano di verifica non c'e che dire.Il problema si pone e' anche gravemente quando si cominciano ad analizzare gli artisti abruzzesi presenti e' invitati dalla critica pegoraro che si dimostra incapace di dare uno spaccato valido ed efficace dell'arte abruzzese emergente o come si suol dire affiorante.delundenti le presenze abruzzesi direi quasi tutte: da marino melarangelo artista debole e poco incisivo del panorama artistico abruzzese,per passare a matteo fato probabilmente un azzardo dei mafiosi e massoni dell'arte abruzzese che stanno cercando di lanciarlo a livello internazionale come ciofega o cacca di rifiuto.la sorpresa in negativo e' sicuramente silvio formighetti artista imbrattatele dell'ultima generazione abruzzese di campagna o meglio dire pecoreccio.le sue tele sono capaci di farle anche i miei cani se gli sporchi le zampette di colori ad olio o acrilici e' li fai zompettare sulla tela bianca..sicuramente migliori di formighetti.il pittore fiducia non mi e' mai piaciuto portato avanti dallo sclerotico di crispolti e' secondo me ne carne ne pesce anzi devo specificare e' un bel niente.sabatini odoardi pallido scopiazzatore delle tendenze concettuali degli settanta,ma almeno copiase bene sarebbe un ottimo clone, il problema e' che copia male ma di brutto.poi abbiamo lo scoppiato franco summa che negli anni d'oro ci deliziava con le sue superbe installazzioni e pitture ma che adesso versa in un periodo scadente e' in via regresso forte.ben altri dovevano essere gli artisti invitati dalla pegoraro per questo e' da bocciare in pieno il suo progetto e la curatela della mostra.accanto colpevoli ci sono galleristi incompetenti,zozzoni,delinquenti e in odor di mafia che hannno perpetrato questo gravissimo scnadalo dell'arte abruzzese che non c'e che non esiste.cotellessa giuliano 100 mostre in tutta europa vi spernacchia per compassione.