Incastonato tra le ruvide asperità del Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi, l’antico borgo medievale di Serra San Quirico ospita una mostra collettiva sul tema della
Metamorfosi. La riscoperta della propria tradizione storica diviene dunque incursione nel tempo eterno del mito.
Dieci artisti appartenenti al nuovo panorama contemporaneo riempiono il suggestivo spazio scenico con una felice compresenza di diversi linguaggi espressivi, dalla pittura alla scultura, dall’installazione al video, in una sintesi di convincente equilibrio. Si tratta di opere create spesso con il coinvolgimento degli abitanti, per essere collocate appositamente negli ambienti interni ed esterni del borgo, con l’intento palese di evocare i luoghi sempre persi e ritrovati dell’antica tradizione popolare. Una felice compenetrazione di una brulicante vitalità di forme e significati nella fragilità che questo carico comporta e che si avverte in maniera ben delineata nel progetto di
Maurizio Elettrico.
Non dunque una messa in posa di opere tese a una rievocazione storica che intende opporsi al mondo e fermare le lancette dell’avvenire, ma il progetto di recuperare un cammino fatto, mettendo i propri passi su quelli degli altri, in cui l’artista e la scena investono il museo dei luoghi per invitare il pubblico a condividere la resurrezione di un incantesimo. L’ installazione video dei
Flatform e quella audio di
Alex Pinna, ma soprattutto quella ambientale di
Tamara Ferioli non evocano il sogno edenico di uno scenario di rassicurante felicità , ma la narrazione del sentimento pieno dell’immersione dell’uomo nella coscienza terranea di un pattern ambientale.
Le figure umane forgiate da
Katia Orgiana con il calco ai visi dei residenti locali e la riproduzione della vulgata popolare nel cortometraggio di
Carlo Steiner esasperano la ricerca di una mistura tra realtĂ e rappresentazione, ponendosi in rapporto diretto con la sostanza materica del luogo e scandagliando attentamente un clima domestico autoreferenziale.
Arricchiscono il percorso della mostra l’alchimia di
Cuoghi & Corsello, l’ironia di
Paolo Grassino e il simbolismo onirico di
Sabrina Sabato, dedicandosi al versante interno dello scenario naturale.
L’intero percorso espositivo consente in definitiva una lettura critica che giunge alle opere partendo dalle guglie svettanti dell’Appennino circostante e dagli impervi ambiti della vallata, dalle suggestioni remote e dal radicamento alla terra. L’immaginario degli artisti si è materializzato per l’occasione in questi elementi, acquistandone la giusta sostanza.